Tunisia Arab Spring – Il successo delle primavere arabe

Tunisia Arab spring

Tunisia Arab Spring: Il successo delle primavere arabe

Autore: Pierre Varasi
Gennaio 2015

Il 23 novembre 2014 la Tunisia ha affrontato le prime elezioni democratiche dalla sua nascita negli anni ’50, dopo aver ottenuto l’indipendenza. Da quel momento il paese è stato guidato dal partito Neo Destour, uno dei più repressivi ed autoritari del mondo arabo. Le proteste che dalla fine del 2010 hanno vista la luce in tutte le città tunisine, dando origina alla cosiddetta ‘Rivoluzione dei gelsomini’, hanno ispirato la primavera araba, acclamata come un movimento rivoluzionario e portatore di democrazia in tutti gli stati coinvolti (dal Marocco allo Yemen). Purtroppo nella maggior parte di essi quello che la primavera araba ha lasciato non ha niente a che vedere con la democrazia: instabilità è presente quasi ovunque, con una guerra civile in Siria, militari al potere in Egitto, e gruppi terroristici che minacciano la pace.

La Tunisia è forse l’unica eccezione in questo sfondo, quello che sembrerebbe essere il lieto fine di anni di lotte intestine. Le elezioni, seguite da un ballottaggio il 22 dicembre, hanno visto la vittoria di Bèji Caïd Essebsi, del partito moderato Nidaa Tounes, che si definisce laico, social democratico, liberalista e innovatore. La vittoria, del 55,68%, apre un nuovo capitolo della storia della Tunisia, e dovrebbe portare ad una stabilizzazione del paese.

Ora si attende la formazione del governo, prevista per questo mese, e da quel momento la strada si spera essere tutta in discesa. Tuttavia, come sempre nel mondo globalizzato di oggi, il lavoro interno, per quanto necessario, non sarà sufficiente. Prima delle proteste che hanno avuto inizio nel 2010 il 7% del PIL era rappresentato dal turismo, e sarà molto difficile riportare il turismo a quei valori, dopo questi quattro difficili anni. Economia e democrazia sono sempre andate di pari passo, o quasi, e per quanto il legame di casualità non sia chiaro, lo è capire che un’economia funzionante sarà nei prossimi mesi uno dei fattori più importanti nel decretare l’efficacia o meno del nuovo governo, la sua durata e riuscita.

E mentre in un paese stabile problemi economici possono portare nel caso peggiore a nuove elezioni, in un paese democraticamente fragile e nuovo, affiancato da paesi instabili, non si deve dare per scontato che i tentativi per far funzionare le cose saranno illimitati. Il rischio di una ‘ricaduta autoritaria’ non deve essere sottovalutato dai politici e dalla popolazione stessa. Una crescita economica è in definitiva più importante che altrove. Un ruolo decisivo lo sta avendo, come nel resto del terzo mondo, l’istituto del micro credito, che ha visto la sua nascita in Bangladesh negli anni ’70; tuttavia la crescita deve arrivare dal governo stesso e da enti nazionali e sovranazionali, per poter essere duratura.

Le riforme sono già iniziate, per esempio da gennaio 2015, e cioè da quando la nuova legge finanziaria è entrata in vigore. Presentata dal ministro delle finanze Hakim Ben Hammouda essa prevede, fra i diversi provvedimenti, che le imprese offshore in Tunisia possano destinare il 50% della loro produzione alla vendita sui mercati locali, limite precedentemente del 30%. Inoltre gli investimenti vengono incoraggiati con la riduzione delle imposte per nuove industrie e con la revisione dell’Iva al 6% per gli apparecchi importati. L’investimento estero è ciò che salverà la Tunisia, e il governo ne è cosciente, come si nota dai provvedimenti finanziari.

Ad aiutare la Tunisia continuano ad arrivare anche aiuti dall’Unione Europea, che nel corso del 2014 ha complessivamente investito 201 milioni di euro nel suo territorio e nella sue economia. Ulteriori 10 milioni sono da poco stati donati sotto forma di sovvenzioni a favore di giovani imprenditori agricoli, che assorbiranno 5 di questi. 2 saranno investiti nella gestione di un programma di sviluppo agricolo, e i restanti 3 consolideranno un programma già esistente che opera nel governatorato di Medenine, sempre a sfondo agricolo ed ambientale.

Nel 2015 il Fondo Monetario Internazionale prevede una crescita del 3%, che l’inflazione diminuisca, in particolare grazie alle recenti riforme fiscali che il governo sta implementando, e una diminuzione del deficit dal 7.9 al 6.6 del PIL. Le previsioni sono quindi positive, e questo non avrà solo dirette conseguenze sull’economia del paese, in definitiva crescita, ma dovrebbe permettere stabilità politica e sociale. La stabilizzazione e crescita del paese è però minacciata dalle tensioni nella regione del Maghreb e del Medio Oriente, in particolare da quanto succederà nella vicina Libia. Solo un diretto confronto del governo con problemi sociali quali la disoccupazione giovanile e la disparità di genere presente nel paese permetterà alla Tunisia di essere il primo vero successo della primavera araba.

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FONTI ARTICOLO “Tunisia Arab Spring: Il successo delle primavere arabe”
- euronews.com;
- lastampa.it;
- ifm.org;
- ansamed.info;
- africaneconomicoutlook.org

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