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EU JAPAN

EU JAPAN – Economic partnership agreement

EU JAPAN economic partnership agreement

EU JAPAN : IL NUOVO ACCORDO DI PARTENARIATO ECONOMICO

Autore: Lorenzo Giusepponi
Gennaio 2018

D’ora in poi vi saranno maggiori opportunità per le imprese europee e giapponesi di accedere ai rispettivi mercati di export. Il 7 dicembre, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker e il premier giapponese Shinzo Abe hanno affermato che è ormai prossima la conclusione del negoziato sull’accordo di libero scambio che era iniziato del 2013 e che rappresenta il 30% del PIL mondiale, nonché un blocco di 600 milioni di persone, il che rende evidente il desiderio comune a entrambe le parti di mostrare a tutto il mondo un atteggiamento favorevole al libero scambio e contrario al protezionismo. Ora si aprirà una complessa procedura per la firma ufficiale, attesa nella prossima estate, che vede la discussione delle rimanenti questioni tecniche fino al raggiungimento di un testo finale. Successivamente, l’accordo dovrà essere approvato sia dal Parlamento Europeo che dai parlamenti dei singoli Stati membri. Entrambe le parti contano sull’entrata in vigore dell’accordo entro gli inizi del 2019.

Quadro generale

Le esportazioni dell’UE in Giappone ammontano già a 58 miliardi di euro per quanto riguarda i beni e a 28 miliardi per i servizi. Inoltre il Giappone si trova al quarto posto tra i Paesi verso i quali sono maggiormente dirette le esportazioni agricole dell’UE. Grazie all’accordo di partenariato economico, le comunità agricole e i produttori di alimenti e di bevande beneficeranno di un accesso agevolato al mercato giapponese, con una maggiore possibilità di lanciare i loro prodotti su un mercato di 127 milioni di consumatori.

Settore alimentare

I prodotti europei di alta qualità come vini, formaggi, cioccolato, carni suine e pasta sono molto apprezzati dai consumatori giapponesi, ma il Giappone impone su di essi dazi doganali elevati: dal 30 al 40% sul formaggio, 38,5% per le carni bovine, 15% sui vini, fino al 24% sulla pasta e fino al 30% sul cioccolato. Grazie all’accordo, il Giappone eliminerà i dazi su oltre il 90% delle esportazioni agricole dell’UE, e riconoscerà 205 indicazioni geografiche europee scelte dagli Stati membri per il loro reale o potenziale valore di esportazione. Di conseguenza, solo i prodotti riconosciuti potranno essere venduti in Giappone. Ciò renderà illegale vendere prodotti di imitazione e vi sarà una garanzia di qualità per i consumatori giapponesi.

Sicurezza alimentare

Le norme giapponesi sulla sicurezza alimentare, come quelle europee, sono altamente esigenti. Il Giappone, ad esempio, non permette che si faccia uso di ormoni della crescita nella produzione di carni bovine, e la legislazione che regola gli OGM è molto importante per i consumatori giapponesi. Parallelamente agli altri accordi commerciali dell’UE, l’accordo con il Giappone non metterà minimamente a rischio il grado di tutela europeo in materia di sicurezza alimentare. Tutti i prodotti di origine animale importati dal Giappone dovranno essere accompagnati da un certificato veterinario, come già accade oggi, e solo un’autorità competente in Giappone potrà rilasciare tale certificato. Ad essa, la Commissione Europea ha ufficialmente riconosciuto la competenza di certificare la conformità agli obblighi di importazione dell’UE. Inoltre, il Giappone e l’UE hanno stabilito l’istituzione di un comitato misto con lo scopo di affrontare il prima possibile la questione delle misure sanitarie e fitosanitarie.

Esportazioni

Il Giappone è la quarta economia mondiale e il secondo maggior partner commerciale asiatico dell’UE, preceduto solo dalla Cina. Tuttavia, per l’Europa, il Giappone è solo il settimo mercato di esportazione. Secondo le previsioni, l’agevolazione delle esportazioni in Giappone produrrà vantaggi per le imprese dell’UE che producono e commerciano, oltre ai prodotti agroalimentari, anche macchinari elettrici, prodotti farmaceutici, dispositivi medici, mezzi di trasporto, prodotti tessili e abbigliamento. Le esportazioni europee in Giappone di prodotti alimentari trasformati potrebbero aumentare persino del 180%, il che equivale a una crescita delle vendite fino a 10 miliardi di euro. Inoltre, poiché il Giappone ha accettato di adeguare le norme relative alle auto a quelle internazionali, applicate anche dall’UE, per i costruttori di automobili dell’UE sarà più facile vendere i loro veicoli in Giappone. Infine, dal momento che ad ogni miliardo di euro di esportazioni dell’UE verso il Giappone corrispondono 14.000 posti di lavoro in Europa, quanto più l’Europa esporta, tanti più posti di lavoro sarà possibile creare o conservare.

Appalti

Si stima che nei sistemi economici come quello europeo e giapponese, l’acquisto di beni e servizi da parte dello Stato costituisca oltre il 15% dell’economia totale. Si tratta di un mercato vasto e ricco di opportunità commerciali. Grazie all’accordo, l’UE avrà un migliore accesso alle gare d’appalto giapponesi a livello di amministrazione centrale, regionale e locale. Una delle priorità dell’UE nei negoziati era quella di poter accedere al mercato giapponese delle ferrovie più efficacemente. Il Giappone ha in gran parte accettato, e ha anche deciso di aprire gli appalti agli offerenti dell’UE per ospedali, istituzioni accademiche e distribuzione di energia elettrica, nonché di concedere ai fornitori europei un accesso indiscriminato al mercato degli appalti di 48 città che rappresentano il 15% della popolazione giapponese. Da parte sua, l’UE aprirà parzialmente il proprio mercato degli impianti ferroviari, e ha concesso al Giappone un migliore accesso agli appalti indetti dalle autorità comunali.

Protezione dell’ambiente

L’UE si impegna a garantire che la sua politica commerciale favorisca lo sviluppo sostenibile. L’UE e il Giappone si impegneranno a: conservare e gestire le risorse naturali in maniera sostenibile, affrontare le problematiche della biodiversità, anche contrastando il commercio illegale di specie selvatiche, praticare una silvicoltura sostenibile, anche combattendo il disboscamento illegale, e praticare una pesca sostenibile.

Fonti articolo EU JAPAN :

- ec.europa.eu
- www.ilsole24ore.com
- Video e foto

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Antidumping

Antidumping UE

Antidumping European Union EU

Antidumping : come l’ Unione Europea affronta la situazione

Autore : Matteo Aristei
Maggio 2019

Che cos’ è il dumping ?

In inglese il termine “ dump ” significa “ scaricare ”. È una pratica per cui le grandi imprese immettono nel mercato europeo dei prodotti a un prezzo molto ridotto rispetto a quello di mercato . Il dumping è un tipo di concorrenza sleale perché i prodotti vengono venduti ad un prezzo che non rispecchia in modo corretto il costo di produzione . Per le imprese europee è molto difficile rimanere competitive a queste condizioni e nelle ipotesi peggiori sono costrette a licenziare i lavoratori e chiudere .

Per questo motivo l’ Europa adotta vari strumenti di difesa commerciale e la legislazione comunitaria prevede :

- Misure antidumping, nei confronti di importazioni effettuate sul mercato comunitario da parte di imprese di paesi terzi che vendono prodotti a prezzi inferiori al prezzo di vendita sul mercato d’ origine della merce ( importazioni in dumping );
- Misure anti sovvenzione, nei confronti di importazioni che usufruiscono di aiuti e sovvenzioni statali concessi dai governi alle proprie imprese ;
- Salvaguardie, attivate in presenza di grave danno alle imprese comunitarie derivante da distorsioni del mercato, come quelle causate da flussi anomali di importazioni .

L’ UE crede nel libero commercio che crea occupazione e benessere . Il comportamento sleale di alcuni paesi può alterare le dinamiche del libero mercato attraverso la sovrapproduzione o l’ introduzione di prodotti sovvenzionati che vengono poi venduti a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato e se si vuole proteggere le aziende e i lavoratori, l’ UE deve utilizzare misure di contrasto ai sussidi o anti – dumping . L’ UE può imporre delle sanzioni a paesi non appartenenti all’ UE qualora questi siano responsabili di pratiche commerciali sleali all’ interno del mercato europeo e la sanzione assume la forma di dazi o tariffe nei confronti dei prodotti oggetto di dumping .

L’ Unione Europea deve operare secondo le norme dell’ Organizzazione mondiale del commercio ( OMC ). L’ OMC è un’ organizzazione internazionale composta da 164 membri che regola il commercio a livello globale e definisce il quadro di riferimento per la negoziazione degli accordi commerciali ed è dotata di regole proprie per la risoluzione delle controversie . membri dell’ OMC hanno concordato di seguire le procedure stabilite dall’ organizzazione in modo da semplificare la risoluzione delle controversie . Tra queste regole vi è anche una procedura che indica come comportarsi in caso altri paesi introducano nel proprio mercato dei prodotti oggetto di dumping a prezzi tenuti artificialmente bassi .

La Cina è il principale obiettivo dei dazi anti – dumping europei . Nell’ ottobre del 2016 sono stati imposti dazi su più di 50 prodotti provenienti dalla Cina, soprattutto alluminio, biciclette, cemento, sostanze chimiche, ceramiche, vetro, carta, pannelli solari e acciaio . Nell’ Unione Europea questa pratica non è molto diffusa, ma comunque l’ Europa attua delle misure di protezione e precauzione .

A novembre del 2017 i deputati dell’ Unione Europea hanno optato per delle regole più rigide per contrastare la concorrenza sleale, tra cui considerare l’ impatto del dumping sociale e ambientale al momento di elaborare misure anti – dumping e controllare le situazioni nei vari paesi esportatori . Quest’ ultimo compito verrà eseguito dalla Commissione europea che creerà delle relazioni a riguardo, utilizzabili dalle imprese europee in caso vogliano presentare ricorso .

A maggio 2018 i membri del Parlamento europeo hanno approvato delle norme supplementari per permettere all’ UE di imporre delle tariffe più alte sulle importazioni oggetto di dumping o di sovvenzioni .
Queste regole consentiranno di ridurre i tempi delle inchieste anti – dumping, istituire uno sportello per le piccole e medie imprese per gestire i ricorsi e le procedure d’inchiesta e coinvolgere i sindacati nelle indagini e nella valutazione degli eventuali dazi . Le nuove norme prevedono anche che tutti i prodotti in arrivo sul mercato UE vengano severamente controllati e registrati dal momento in cui viene notificata un’ indagine .
Le regole verranno estese alle zone economiche esclusive, cioè le zone marittime su cui uno stato esercita diritti d’ uso, utilizzate principalmente per la produzione di energia .

Entrambe le proposte entreranno in vigore dopo l’approvazione anche da parte del Consiglio e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’ UE .

Antidumping EU

FONTI ARTICOLO

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/globalizzazione/20180621STO06336/che-cos-e-il-dumping-definizione-e-impatto
https://www.mise.gov.it/index.php/it/component/content/article?id=2019751:misure-di-difesa-commerciale
https://europa.eu/euprotects/our-society/european-mosaic-how-eu-trade-investigators-protected-jobs-against-unfair-competition_it

Accordo di Parigi

“ Accordo di Parigi: le sorti del mutamento climatico ”

Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici

Accordo di Parigi: le sorti del mutamento climatico

Autore: Giulia Turchetti
Dicembre 2017

Alla ventunesima conferenza sul clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, ben 195 Paesi hanno ratificato il primo accordo universale e vincolante dal punto di vista giuridico sul clima “Accordo di Parigi”.

Per “Accordo di Parigi” si intende un accordo globale sui cambiamenti climatici, volto alla creazione di un piano d’azione per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2ºC. La stipulazione di questo accordo deriva dall’esigenza di trovare un rimedio ai cambiamenti climatici: una questione importante a livello globale con possibili ripercussioni per tutti.

A causa dell’esigua partecipazione al protocollo di Kyoto e alla mancanza di un accordo a Copenaghen nel 2009, l’Unione europea ha dato il suo contributo nella realizzazione di un’ampia coalizione di Paesi sviluppati e in via di sviluppo a favore di obiettivi prestigiosi. Questo ha chiaramente determinato il risultato positivo della conferenza di Parigi.

I governi dei Paesi firmatari hanno quindi stabilito di riunirsi ogni cinque anni per stabilire obiettivi più ambiziosi in base alle conoscenze scientifiche, riferire agli altri Stati membri e all’opinione pubblica cosa stanno facendo per il raggiungimento degli obiettivi fissati, e segnalare i progressi compiuti attraverso un sistema basato sulla trasparenza e la responsabilità.

Anche in Germania, a Bonn, si è tenuta il novembre scorso la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sul clima, più semplicemente nota come Cop23: ovvero il vertice delle promesse prese nella Cop21 a Parigi e da mantenere come impegno civile nel futuro. Un impegno che viene sentito con urgenza e necessità allo stesso tempo: infatti gli scienziati parlano di come la Terra stia sperimentando il periodo più caldo nella storia della civilizzazione e che la causa principale di tale fenomeno è proprio l’uomo.

Il tempo rimasto per agire purtroppo è poco ed è necessario intraprendere la strada di una rivoluzione climatica veloce ed ambiziosa, concretizzando la visione di Parigi, dandole gambe e corpo.

L’obiettivo principale dell’ Accordo di Parigi è quello di contenere gli effetti del surriscaldamento globale, limitando le conseguenze dannose derivanti dai cambiamenti climatici indotti dall’uomo, a partire dal 2020. A tal proposito i Paesi industrializzati contribuiranno allo stanziamento di un fondo annuo “Green Climate Fund” di 100 miliardi per il trasferimento di tecnologie pulite nei Paesi che hanno bisogno di un sostegno per avviarsi verso il cammino della green economy.

Malgrado proprio gli Stati Uniti si siano fatti promotori di questo importante obiettivo, in quanto classificabili tra i maggiori inquinatori responsabili del mutamento climatico, oggi potrebbero abbandonare la scena. Con una nuova amministrazione, guidata da Donald Trump, gli Stati Uniti si ritirano nel loro isolazionismo perché lo stesso Presidente ha più volte affermato che l’accordo di Parigi sarebbe un accordo squilibrato, che mina gli interessi americani e costituisce un ostacolo alla realizzazione del fare dell’ “America great again”.

Congiuntamente al ritiro si è accompagnata la scomparsa di un’intera sezione sul cambiamento climatico dal sito della Casa Bianca, sostituita da una dedicata a un piano energetico per l’America. L’intento di Trump è quello di eliminare politiche come il “Climate Action Plan”, da lui ritenute pericolose ed inutili. Esso consiste nel piano di riduzione delle emissioni sottoscritto dal suo predecessore Obama.

Tuttavia non si può uscire in modo unilaterale e lineare dall’Accordo di Parigi. Infatti esso contempla un margine di tre anni e un preavviso di un anno, il che fa quattro anni in tutto. Trascorso questo periodo di tempo sarà giunta la fine del mandato di Donald Trump.

Quindi la posizione degli Stati Uniti in materia di cambiamenti climatici potrebbe essere nuovamente negoziata e non essere definitiva, anche perché l’ipotetica distruzione dell’Accordo di Parigi, equivale alla distruzione della Terra stessa.

FONTI ” ACCORDO DI PARIGI “:

Europa.eu
Nazioni Unite
Wikipedia

TESTO ORIGINALE DELL’ ACCORDO DI PARIGI:

Accordo di Parigi English Version

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Economia Circolare

ECONOMIA CIRCOLARE E RIFIUTI :

STRATEGIE E OBIETTIVI DELL’ UNIONE EUROPEA

Economia Circolare e Rifiuti

Autore : Matteo Aristei

Giugno 2019

Nell’ Unione europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, per questo motivo l’ UE sta aggiornando la legislazione sulla gestione dei rifiuti . Ultimamente il cambiamento climatico e il riscaldamento globale stanno aumentando e l’ Europa necessita di pianificare delle strategia per salvaguardare il futuro della terra . L’ Unione Europea ha sviluppato vari piani e si è fissata vari obiettivi per combattere l’ inquinamento che sta danneggiando il nostro pianeta . Per questo l’ Europa ha puntato sullo sviluppo dell’ economia circolare .

L’ economia circolare è un sistema economico pianificato per riutilizzare i materiali in successivi cicli produttivi, riducendo al massimo gli sprechi . L’ economia circolare è un’ economia progettata per auto – rigenerarsi, in cui i materiali di origine biologica sono destinati ad essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici devono essere progettati per essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera . Tutto ciò implica quindi condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ri – condizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile . Con l’ economia circolare i consumatori potranno avere anche prodotti più durevoli e innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita .

Ci sono 5 criteri fondamentali per la transizione verso un’ economia circolare :

1. Eco progettazione, progettare i prodotti pensando fin da subito al loro impiego a fine vita, quindi con caratteristiche che ne permetteranno lo smontaggio o la ristrutturazione ;
2. Versatilità, dare priorità alla modularità, versatilità e adattabilità del prodotto affinché il suo uso si possa adattare al cambiamento delle condizioni esterne ;
3. Energie rinnovabili, affidarsi ad energie prodotte da fonti rinnovabili favorendo il rapido abbandono del modello energetico fondato sulle fonti fossili ;
4. Approccio eco-sistemico, pensare in maniera olistica, avendo attenzione all’ intero sistema e considerando le relazioni causa – effetto tra le diverse componenti ;
5. Recupero di materiali, favorire la sostituzione delle materie prime vergini con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero che ne conservino le qualità .

Tutto ciò può portare numerosi vantaggi come la riduzione della pressione sull’ ambiente, più sicurezza circa la disponibilità di materie prime aumento della competitività, impulso all’ innovazione e alla crescita economica e anche un incremento dell’occupazione ( si stima che nell’ UE grazie all’ economia circolare ci saranno 580.000 nuovi posti di lavoro ).

Inoltre l’ UE intende ridurre le quantità dei rifiuti di plastica aumentando i tassi di riciclaggio e vietando l’ uso di certi prodotti in plastica monouso o contenenti micro-plastiche . I rifiuti producono effetti negativi sull’ ambiente, il clima, la salute dell’ uomo e l’ economia . Se non progettate correttamente, le discariche possono contaminare i terreni e le falde acquifere con le sostanze chimiche presenti nei rifiuti portando a conseguenze sulla salute di animali e persone . Uno degli obiettivi della strategia per contrastare i rifiuti di plastica è quello di rendere tutti gli imballaggi di plastica riutilizzabili o riciclabili entro il 2030 .

Gli eurodeputati hanno approvato una risoluzione non vincolante che impone un livello minimo di contenuto di plastica riciclata per alcuni prodotti di plastica e al contempo stabilisce degli standard qualitativi per la plastica riciclata . La strategia adottata dall’ UE comprende anche le plastiche monouso . A dicembre 2018 i legislatori europei, Parlamento e Consiglio, hanno approvato il divieto dell’uso di alcuni prodotti in plastica monouso, come posate, piatti e bastoncini per palloncini, e l’ obbligo per i produttori degli imballaggi di plastica di contribuire ai costi di raccolta dei rifiuti per tali prodotti .

Un altro problema è quello delle micro-plastiche : sono dei minuscoli pezzi di materiale plastico, solitamente inferiori ai 5 millimetri . Le micro-plastiche presenti in mare possono essere inghiottite dagli animali marini . Attraverso la catena alimentare, la plastica ingerita dai pesci può così arrivare direttamente nel nostro cibo .

Le micro-plastiche sono state trovate negli alimenti e nelle bevande, compresi birra, miele e acqua del rubinetto . Gli effetti sulla salute sono ancora ignoti, ma spesso la plastica contiene degli additivi, come agenti stabilizzatori o ignifughi, e altre possibili sostanze chimiche tossiche che possono essere dannosi per gli animali o gli umani che li ingeriscono . Per questo la Commissione Europea ha richiesto di introdurre in tutta Europa il divieto di aggiungere intenzionalmente micro-plastiche nei prodotti cosmetici e nei detergenti entro il 2020 e di muoversi a favore di misure che minimizzino il rilascio delle microplastiche dai tessuti, dagli pneumatici, dalle pitture e dai mozziconi di sigaretta .

FONTI ARTICOLO

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/economiacircolare/20181116STO19217/microplastiche-origini-effetti-e-soluzioni

http://www.economiacircolare.com/cose-leconomia-circolare/

https://it.wikipedia.org/wiki/Economia_circolare

Erasmus

ERASMUS

GENERAZIONE ERASMUS +

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Autore : Matteo Aristei

Giugno 2019

Erasmus + è il programma dell’ UE per l’ istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport in Europa . Con questo progetto milioni di europei hanno la possibilità di studiare, formarsi, acquisire esperienza e fare volontariato all’ estero . Il programma Erasmus + si propone di contribuire alla strategia Europa 2020 per la crescita, l’ occupazione, l’ equità sociale e l’ integrazione, nonché ai traguardi di ET2020, il quadro strategico dell’ UE per l’ istruzione e la formazione .

Il programma intende inoltre promuovere lo sviluppo sostenibile dei suoi partner nel campo dell’ istruzione superiore e contribuire al conseguimento degli obiettivi della strategia dell’ UE per la gioventù . La portata geografica del programma attualmente include 33 paesi ( tutti i 28 stati membri dell’ UE e la Turchia, la Macedonia, la Norvegia, l’ Islanda e il Liechtenstein ) oltre a collaborazioni con paesi partner in tutto il mondo .

Per quanto riguarda la question Brexit, il 19 marzo 2019 il Consiglio e il Parlamento hanno adottato un regolamento per evitare l’interruzione delle attività di mobilità del programma Erasmus + che prevedono la partecipazione del Regno Unito qualora il paese dovesse lasciare l’ UE senza un accordo .

Recentemente la Commissione Europea per l’ istruzione del Parlamento europeo ha suggerito nuove priorità per il prossimo programma Erasmus +

I deputati propongono di triplicare il budget per il periodo 2021 – 2027 . Incoraggiano, inoltre, la partecipazione delle persone che godono di meno opportunità : un supporto speciale dovrebbe includere corsi di lingua, sostegno burocratico o opportunità di formazione online . Viene anche introdotta la proposta di creare dei Centri di eccellenza professionale, ossia centri internazionali che forniscono formazione professionale dove le persone possano apprendere e sviluppare capacità utilizzabili in settori produttivi specifici . Infine, il programma prevede di assicurare più co – finanziamenti e sinergie con gli altri programmi europei .

Inoltre Il 28 marzo 2019 il Parlamento ha anche approvato le nuove priorità di un altro importante programma culturale dell’ UE, ossia Europa creativa . Si concentrerà sull’aumento del sostegno alla mobilità degli artisti, su un migliore uso delle tecnologie digitali e sulla distribuzione delle opere .

Più di 3 milioni di studenti hanno beneficiato dell’ Erasmus dal 1987, l’anno della sua nascita . L’ anno scorso è stato raggiunto un nuovo record : più di 250.000 studenti sono partiti ” in Erasmus ” per studiare o per una formazione all’estero .

L’Erasmus + prevede anche degli scambi per gli sportivi, delle iniziative contro il doping, la violenza, la discriminazione e l’ intolleranza . Gli studenti che vorranno frequentare un master in un altro Stato membro potranno anche richiedere un prestito a condizioni favorevoli . A seguito dei risultati delle negoziazioni con il Consiglio in giugno, la commissione alla Cultura e all’ educazione ha votato la proposta il 5 novembre, approvata in plenaria il 19 novembre .

L’ Erasmus + include l’ Erasmus, l’ Erasmus Mundus, i programmi Leonardo da Vinci, Comenius, Grundtvig e Youth in action e, per la prima volta, lo sport . Chiaramente ci saranno budget differenti per i differenti programmi .

L’ Erasmus + è un valore aggiunto europeo per le politiche regionali, nazionali e talvolta locali nel campo dell’istruzione e della gioventù .
Erasmus + sosterrà anche i nuovi partenariati tra istituti d’ insegnamento e imprese . Le “ alleanze della conoscenza ” e le ” alleanze delle abilità settoriali ” dovrebbe consentire la formazione in un ambiente di lavoro reale, nuovi approcci didattici e nuovi corsi su misura per il mondo del lavoro .

FONTI ARTICOLO

https://ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/about/brexit_it

https://it.wikipedia.org/wiki/Erasmus%2B

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/erasmus-o-come-studiare-in-europa/20190222STO28402/il-futuro-dell-erasmus-piu-opportunita

Cambiamento climatico

Cambiamento climatico

Cambiamento Climatico EU

COME L’ UNIONE EUROPEA STA AFFRONTANDO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Autore : Matteo Aristei
20 Giugno 2019

Nel corso degli anni, l’ UE ha sviluppato norme ambientali fra le più rigorose al mondo . La politica ambientale aiuta a proteggere il capitale naturale dell’ Europa, incoraggia le imprese a sviluppare un’economia ” verde ” e tutela la salute e il benessere dei cittadini europei .

La lotta al cambiamento climatico è molto importante per l’ Europa . La Commissione vuole ridurre la dipendenza dell’ UE dai combustibili fossili importati e aiutare le famiglie a produrre la propria energia . L’ Europa ha tre proposte che riguardano le rinnovabili, l’ efficienza energetica e un meccanismo di controllo .

La prospettiva di un’impennata dei prezzi dell’ energia e della crescente dipendenza dalle importazioni indebolisce l’ affidabilità dell’ approvvigionamento energetico e compromette l’ intera economia . Occorre prendere decisioni drastiche per ridurre le emissioni e mitigare i cambiamenti climatici . Nei prossimi anni saranno necessari enormi investimenti per preparare l’ infrastruttura energetica europea di oggi alle esigenze del futuro .

La politica dell’ UE in materia di energia e cambiamento climatico punta a un approvvigionamento energetico sicuro, garantito e sostenibile a prezzi accessibili . La strategia si fonda sugli obiettivi ” 20 – 20 – 20 ” che l’ UE si propone di realizzare in ambito europeo entro il 2020 :

- Il primo obiettivo è la riduzione del 20 % delle emissioni di gas a effetto serra rispetto ai livelli del 1990
- Il 20% dell’ energia dovrebbe provenire da fonti rinnovabili
- Il terzo obiettivo è un miglioramento del 20 % delle prestazioni energetiche .

I leader europei hanno inoltre proposto di ridurre del 30 % le emissioni di gas serra dell’ UE se altri grandi produttori di emissioni, sia tra i paesi sviluppati che tra quelli in via di sviluppo, si impegnano a fare la loro parte .

L’ obiettivo a lungo termine per il cambiamento climatico è di ridurre le emissioni di gas serra dell’ 80 – 95 % rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050, assicurando al tempo stesso l’approvvigionamento e la competitività . È per questo che attualmente i leader dell’ UE stanno attuando un quadro strategico solido e prevedibile per la politica in materia di energia e clima, da estendere oltre il 2020 . Questo programma fornirà sicurezza agli investitori, promuoverà le tecnologie a basse emissioni di carbonio e favorirà l’occupazione nel settore energetico dell’ UE .

Il quadro in materia di energia e clima per il 2030 favorirà continui progressi verso un sistema energetico sicuro e concorrenziale . Questo programma per il cambiamento climatico vuole garantire a tutti energia a prezzi accessibili e migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nell’ UE . Inoltre intende ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia e vuole creare nuove opportunità di crescita e posti di lavoro .

L’ efficienza energetica è un obiettivo centrale per il 2020 e rappresenta uno strumento chiave per conseguire gli obiettivi europei a lungo termine in materia di energia e clima . Una maggiore efficienza energetica è il modo economicamente più efficace per ridurre le emissioni, rendere più sicuro e competitivo l’approvvigionamento energetico e per contenere il costo dell’energia .

Per migliorare l’efficienza, l’ UE si concentra sui settori che offrono le migliori possibilità in termini di risparmio, vale a dire i trasporti pubblici e l’ edilizia . Inoltre, i contatori intelligenti e le etichette energetiche dell’ UE per gli elettrodomestici aiutano a consumare meno energia .
In più elettricità e gas sono trasportati in reti e condotte che spesso attraversano le frontiere nazionali .

Assicurare il libero scambio dell’ energia nell’ UE favorirà prezzi competitivi e più scelta per i consumatori . Inoltre sarà garantita una maggiore sicurezza dell’ approvvigionamento e un quadro di riferimento certo per chi investe in nuove tecnologie rinnovabili e infrastrutture .

Un mercato interno funzionante correttamente, dotato di infrastrutture di trasporto e di stoccaggio sufficienti, è la migliore garanzia della sicurezza dell’ approvvigionamento: spinta dai meccanismi del mercato, l’ energia affluirà dove ce n’è bisogno . L’ UE punta alla completa integrazione dei mercati nazionali dell’energia .
Inoltre senza una riconversione tecnologica, l’ UE non riuscirà a concretizzare le sue ambizioni a lungo termine di ridurre al minimo le emissioni di CO2 dei settori dell’elettricità e dei trasporti . Il piano strategico per le tecnologie energetiche disegna una strategia a medio termine per l’ insieme dei settori .

I progetti di sviluppo e dimostrativi per le principali tecnologie, come i biocarburanti di seconda generazione e le reti intelligenti, vanno accelerati . I ricercatori e le imprese dell’ UE dovrebbero intensificare gli sforzi per rimanere all’ avanguardia nel mercato internazionale delle tecnologie energetiche, che è in fortissima crescita, e rafforzare la cooperazione con paesi extra UE su tecnologie specifiche .

Con oltre 500 milioni di consumatori, il mercato energetico dell’ UE è il più grande mercato regionale al mondo e il principale importatore di energia . Molte delle sfide che l’ UE deve affrontare in particolare sul cambiamento climatico sono comuni alla maggior parte dei paesi e richiedono una collaborazione internazionale .

Bisogna ridurre i cambiamenti climatici, garantire a tutti l’accesso al petrolio e al gas, promuovere lo sviluppo tecnologico e incrementare l’efficienza energetica .

La politica energetica internazionale relativamente al cambiamento climatico deve perseguire gli obiettivi comuni della sicurezza dell’ approvvigionamento, della competitività e della sostenibilità . Se i rapporti con i paesi di produzione e transito rimangono fondamentali, stanno acquistando un’ importanza crescente le relazioni con i grandi consumatori di energia e, in particolare, con i paesi emergenti e in via di sviluppo .

Il sistema di scambio delle quote di emissione ( EU ETS ) è la colonna portante della strategia dell’ UE in materia di cambiamenti climatici . Contribuisce a ridurre le emissioni dell’ industria al minor costo possibile .
Questo sistema, inaugurato nel 2005, prevede di abbassare ogni anno il ” tetto ” per le emissioni prodotte dalle industrie che consumano molta energia, fra cui le centrali elettriche, la siderurgia e l’ industria del cemento . Le imprese devono restituire quote di emissione per ogni tonnellata di CO2 prodotta, hanno quindi un incentivo permanente a ridurre al minimo le emissioni . Alcuni settori ricevono gratuitamente un determinato quantitativo di quote, ma sempre più spesso le imprese le acquistano alle aste o sul mercato dell’anidride carbonica .

Se anche oggi stesso non venissero più prodotte emissioni di gas serra, quelle già presenti nell’ atmosfera continuerebbero a incidere sul clima per decenni . Non abbiamo scelta : dobbiamo adattarci ai cambiamenti climatici . Le azioni necessarie vanno da nuove norme in materia di edilizia per tenere conto delle future condizioni climatiche, alla costruzione di sistemi di difesa dalle inondazioni o alla messa a punto di colture resistenti alla siccità . La Commissione ha definito una strategia per promuovere e agevolare l’adattamento in tutta l’ UE .

FONTI ARTICOLO CAMBIAMENTO CLIMATICO :

https://www.consilium.europa.eu/it/policies/climate-change/

http://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/priorities/cambiamento-climatico/20180109STO91387/lotta-al-cambiamento-climatico-e-politiche-dell-ue-per-le-energie-pulite

https://it.wikipedia.org/wiki/Europa_2020

https://ec.europa.eu/clima/policies/ets_it

Ambiente EU strategie

AMBIENTE – L’ EUROPA E LE SUE STRATEGIE PER TUTELARE L’ AMBIENTE

EU ambiente e strategie

Autore : Matteo Aristei
4 Luglio 2019

In molti bar stanno prendendo piede iniziative ambientali riguardo le cannucce di plastica . Ebbene, ogni tanto arrivano dei genitori che chiedono, ad esempio, una cannuccia per il succo di frutta del loro figlio e purtroppo non possono averla . Questo perché appunto in molti bar adesso le cannucce sono bandite . Non si accettano più perché le cannucce sono uno degli oggetti di plastica più utilizzati ma che però, a causa delle loro piccole dimensioni, non sono riciclabili .

Questa campagna contro l’ utilizzo delle cannucce in realtà però non è nata in questi bar, la prima campagna anti cannuccia è stata lanciata nel Regno Unito con il titolo “ the last straw ”, l’ ultima cannuccia . E piano piano simili iniziative hanno iniziato a diffondersi un po’ dappertutto in Europa e molti pub che hanno aderito all’ iniziativa britannica ora si sono impegnati ad abbandonare le cannucce . Certo, non lo fanno subito, immediatamente, buttando via tutte le cannucce di plastica che avevano già nello stock perché altrimenti anche questo avrebbe un impatto ambientale . Quindi, come primo passo, hanno deciso di non inserire più automaticamente la cannuccia nelle bevande che servono ai clienti, perché in fondo un buon cocktail non dipende certo dalla cannuccia, ma dalla qualità degli ingredienti direi . Poi, una volta esaurite le scorte di magazzino, le cannucce di plastica saranno poi mano mano sostituite da altre cannucce di altro tipo ci sono d’esempio quelle in bioplastica, fabbricate a partire dall’ amido di mais, oppure esistono addirittura delle cannucce in acciaio che possono essere riutilizzate, lavate e riutilizzate . Sicuramente queste cannucce costano di più però è anche vero che mettendoli di meno si spende di meno perché si usano meno cannucce .

Dopo le cannucce poi seguono anche i piatti e bicchieri di plastica perché, in generale, le plastiche monouso, proprio come dice il termine, vengono utilizzate soltanto una volta per pochi minuti e poi gettate via . E poi però ci mettono centinaia di anni a biodegradarsi e spesso finiscono anche nel mare dove uccidono addirittura cetacei e tartarughe ed entrano anche nella nostra catena alimentare perché vengono assorbite anche dai pesci che ingeriscono . Infatti dal 2021 non si potranno più utilizzare nell’ Unione europea alcuni prodotti in plastica monouso come piatti, posate e cannucce. Il via libera a una politica plastic – free è stato dato da un voto a larghissima maggioranza nel Parlamento europeo alla nuova direttiva che impone anche altri obiettivi per il futuro .

Tra questi il raggiungimento entro il 2029 del 90 % di raccolta differenziata per quanto riguarda le bottiglie e nuove indicazioni sulla loro composizione : entro il 2025 dovranno essere realizzate con almeno il 25 % di contenuto riciclato, per raggiungere il 30 % cinque anni più tardi . Dal 2024 invece sarà poi introdotto l’ obbligo di avere il tappo attaccato alla bottiglia per evitare che questo si disperda con facilità . Come faremo ? Troveremo delle alternative, che già in effetti esistono . Altre se ne aggiungeranno : sono già allo studio nuovi materiali biodegradabili che un giorno entreranno nel nostro uso quotidiano proprio come è successo con la plastica .

Un altro problema è quello delle capsule del caffè : Il consumo di caffè in capsule sta progressivamente aumentando . Si parla di circa 10 miliardi di vendite all’ anno nel mondo . E non c’ è da stupirsi vista l’ elevata qualità raggiunta, le numerose miscele fra cui poter scegliere e la facile reperibilità che l’online ha donato ai suoi navigatori . Questo nuovo mercato ha generato però 120 mila tonnellate di rifiuti ( capsule di caffè ), e nell’ era del biologico, dell’ eco-sostenibile e del riciclo prima di tutto, questo è subito diventato un problema da risolvere con urgenza .

Le capsule di plastica sono sicuramente quelle più inquinanti e difficili da smaltire . Se in casa si ha questa tipologia, si sa che la parte che contiene il caffè è in plastica, ma la linguetta è in alluminio, quindi verrebbe normale di gettarle senza pensieri nei rifiuti indifferenziati, ma se si tiene all’ ambiente si dovrebbe far altro : togliere la linguetta e buttarla nell’ apposito contenitore per la raccolta dell’alluminio, sciacquare per bene la coppetta in plastica in modo che i residui di caffè al suo interno vengano eliminati e gettarla nel bidone della plastica .

Inoltre negli ultimi decenni c’è stato un incremento nell’ uso dei cellulari . Oggigiorno la gente cambia cellulare molto spesso, ma poi che fine fanno i cellulari vecchi ? che impatto hanno sull’ambiente ? Ebbene in uno studio sono stati esaminati 19 modelli di cellulari proprio dal punto di vista della possibilità di essere riciclati . Dai risultati dello studio è evidente che molte aziende del settore non considerano affatto la facilità del riciclaggio come una caratteristica importante dei loro prodotti . E questo è grave se si pensa che solo in Italia sono in Italia vengono venduti 17 milioni di telefonini ogni anno . E questo perché c’è una corsa sfrenata al modello più in voga del momento . E quindi tantissimi apparecchi, dopo una vita media di 18 mesi, diventano rifiuti difficilmente riciclabili . Per poter riciclare le varie parti del cellulare queste dovrebbero essere per prima cosa facilmente smontabili, cioè tenute insieme ad incastro e non per mezzo di colla o viti . Ma questo si verifica purtroppo solo nel 50% dei casi . Altre volte invece è la natura intrinseca dei materiali ad impedire che questi possano essere riciclati .

Altre volte ancora i colpevoli siamo noi che gestiamo il cellulare vecchio nella spazzatura anziché portarlo nelle piazzole ecologiche allestite dalle aziende di nettezza urbana oppure, quando è possibile, consegnarlo al negozio dove acquistiamo il nuovo cellulare .

Oltre al problema dello smaltimento dei telefonini veri e propri, c’ è poi anche il problema dello smaltimento dell’ imballaggio che, spesso, è decisamente a non basso impatto ambientale . Sarebbe davvero auspicabile che in futuro venissero utilizzate delle confezioni con materiale esclusivamente riciclabile .

Sempre nell’ interesse dell’ ambiente poi le aziende dovrebbero vendere separatamente gli accessori in maniera che si comprino solo quelli veramente necessari . E poi dovrebbero rendere gli accessori utilizzabili su tutti i modelli . È anche una buona idea quella che consente l’uso di due sim card contemporaneamente per evitare di comprare un secondo telefonino . Tantissime persone infatti possiedono due o tre telefonini per svariati motivi ; per poter ad esempio disporre di numeri diversi, magari uno privato uno per il lavoro, per usufruire delle migliori offerte dei vari gestori o anche per non correre il rischio di non poter essere rintracciati in caso di batteria scarica . Insomma c’ è davvero molto da fare per ridurre l’ impatto ambientale dei cellulari che sono ormai diventati dei beni di largo consumo .

Sensibilizzare i cittadini e incoraggiare anche loro spontaneamente a rifiutare la cannuccia è un altro compito molto importante perché questi piccoli cambiamenti in realtà possono fare già molto per ridurre la montagna di plastica che produciamo ogni giorno ed è importante che tutti facciano la loro parte .

FONTI ARTICOLO

https://www.lastampa.it/tuttogreen/2018/07/13/news/addio-a-piatti-posate-e-cannucce-di-plastica-1.34031484

https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/come-riciclare-le-capsule-di-caffe

https://www.nonsprecare.it/alternative-cannucce-plastica

https://www.repubblica.it/ambiente/2018/04/20/news/riciclare_un_vecchio_cellulare_per_salvare_un_bambino_un_albero_o_uno_scimpanze_-194284037/

UE

UE UNIONE EUROPEA

UE

Autore : Matteo Aristei
11 Luglio 2019

L’ UNIONE EUROPEA

Cos ’ è e cosa fa l’ Unione Europea UE ? Ecco una panoramica molto generale per capire che cos’è l’ Unione europea, come ha avuto origine, quali sono i suoi obiettivi e le sue funzioni .

L’ Unione europea è un’ unione economica e politica, unica nel suo genere, tra 28 paesi che coprono buona parte del continente .
L’ UE è un’entità politica con dei confini ben definiti ; al contrario dell’ Europa geografica invece che per molti non è esattamente definita . Infatti, da un lato molte persone sostengono che l’ Europa geografica comprenda anche la Russia e si estenda addirittura al di là degli Urali . Dall’ altro lato invece, per molte altre persone, la Russia non è neppure compresa . L’ UE è composta da 28 paesi che sono in particolare : Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, i Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Svezia e Ungheria .

Ci sono tuttavia altri paesi che hanno fatto domanda di accesso all’ UE e sono: l’ Albania la Macedonia, il Montenegro, la Serbia e la Turchia . L’ accessione di questi vari paesi è a vari stadi, nel senso che l’ UE sta negoziando l’ accessione, appunto all’ unione europea, con questi stati in maniera individuale .

Il predecessore dell’ UE, la Comunità economica europea ( CEE ), è stato creato all’ indomani della Seconda guerra mondiale con l’ obiettivo di promuovere innanzitutto la cooperazione economica partendo dal principio che il commercio produce interdipendenza tra i paesi che riduce i rischi di conflitti .

Nel 1958 è stata dunque creata la CEE, che ha intensificato la collaborazione economica tra sei paesi : Belgio, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi .
Da allora, altri 22 membri hanno aderito formando un enorme mercato unico ( noto anche come ” mercato interno “) che continua a svilupparsi per realizzare appieno le sue potenzialità .
Quella che era nata come un’ unione puramente economica è diventata col tempo un’ organizzazione attiva in tutta una serie di settori che vanno dal clima all’ambiente, alla salute, alle relazioni esterne e alla sicurezza, alla giustizia e all’immigrazione . Per riflettere questo cambiamento, nel 1993 il nome di Comunità economica europea ( CEE ) è stato sostituito da Unione europea ( UE ).

Fattore di pace, stabilità e prosperità da oltre mezzo secolo, l’ UE ha contribuito ad innalzare il tenore di vita e introdotto una moneta unica europea : l’ euro . Oltre 340 milioni di cittadini dell’ UE in 19 paesi attualmente lo usano come valuta e ne traggono benefici .
Grazie all’ abolizione dei controlli alle frontiere tra i paesi membri, le persone possono ora circolare liberamente in quasi tutto il continente . È diventato inoltre molto più facile vivere, lavorare e viaggiare in un altro paese dell’ UE. Questo assicura a tutti i cittadini la certezza dei propri diritti e la libertà di scegliere in quale Stato membro lavorare, studiare o trascorrere gli anni della pensione . Ciascun paese membro, quanto al lavoro, alla sicurezza sociale e alle tasse, ha il dovere di trattare i cittadini dell’Unione in maniera identica ai propri cittadini .

Il principale motore economico dell’ UE è il mercato unico, che consente alla maggior parte delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone di circolare liberamente . L’ UE intende sviluppare questa immensa risorsa anche in altri campi, quali quelli dell’ energia, della conoscenza e dei mercati dei capitali, per consentire ai cittadini europei di beneficiarne pienamente .

L’ UE mantiene l’impegno a rendere le sue istituzioni più trasparenti e democratiche . Le decisioni sono prese nella maniera il più possibile aperta e vicina ai cittadini .
Il Parlamento europeo, eletto a suffragio universale diretto, dispone ora di maggiori poteri, mentre i parlamenti nazionali svolgono un ruolo più importante, affiancando le istituzioni europee nella loro attività .
L’ UE è governata dal principio della democrazia rappresentativa, in cui i cittadini sono rappresentati direttamente a livello dell’ Unione nel Parlamento europeo e gli Stati membri sono rappresentati nel Consiglio europeo e nel Consiglio dell’ UE .

I cittadini europei sono invitati a contribuire alla vita democratica dell’ Unione esprimendo le loro opinioni sulle politiche dell’ UE durante la loro elaborazione o a suggerire miglioramenti della normativa e delle politiche esistenti . L’ iniziativa dei cittadini europei consente ai cittadini di avere più voce in capitolo sulle politiche dell’ UE che incidono sulla loro vita. I cittadini possono inoltre presentare denunce e richieste di informazioni sull’ applicazione del diritto dell’ UE .

L’ Unione europea è il più grande blocco commerciale del mondo . È il primo esportatore al mondo di manufatti e servizi e il più grande mercato di importazione per oltre 100 paesi .
Il libero scambio fra gli Stati membri era uno dei principi fondanti dell’ Unione europea . Ciò è possibile grazie al mercato unico . Al di là delle sue frontiere, l’ UE si adopera anche per liberalizzare il commercio a livello mondiale .

L’ UE è impegnata ad aiutare le vittime di catastrofi naturali o provocate dall’ uomo in tutto il mondo e sostiene oltre 120 milioni di persone ogni anno . Insieme l’ UE e i suoi Stati membri rappresentano il primo donatore di aiuti umanitari del mondo .

L’ UE svolge un ruolo importante nella diplomazia e lavora a favore della stabilità, della sicurezza e della prosperità, della democrazia, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto a livello internazionale .

La moneta unica è un’altra caratteristica dell’ unione europea . Come sapete, l’euro è la moneta unica adottata dai paesi membri dell’unione europea . Ma non da tutti, in quanto i paesi che hanno adottato l’euro, la moneta unica, fanno parte dell’ eurozona e per entrare a far parte di questa eurozona, bisogna soddisfare dei requisiti fondamentali dal punto di vista economico, con parametri che hanno a che fare ad esempio con il livello d’ inflazione, di debiti e di deficit del governo .

Una grande questione nell’ Europa di oggi è il multilinguismo

Il multilinguismo è una strategia della Commissione Europea per promuovere una diffusione delle conoscenze linguistiche allo scopo di favorire l’integrazione dei cittadini europei . Inoltre, il multilinguismo è anche una condizione della società .
Quando si parla di multilinguismo in Europa, si parla ad esempio della possibilità di ricorrere ad una lingua unica . È un vecchio sogno della comunità, ma in realtà non è mai esistita . E non può esistere perché la lingua è un fenomeno naturale in continuo cambiamento .

Una delle possibilità per una lingua comune è quella della lingua artificiale . E in realtà, in passato, le lingue artificiali ebbero grande diffusione, in particolare all’inizio del ‘ 900, prima della prima guerra mondiale e anche successivamente .
A questo periodo appartiene anche l’ esperanto . L’ esperanto si proclama lingua neutra, artificiale e facile da imparare . E sicuramente è vero che è una lingua facile : contiene solo 16 regole e ha un sistema di produttività dei vocaboli, cioè dai vocaboli esistenti se ne possono produrre di nuovi. Dunque sì, effettivamente è una lingua facile da imparare . Però non è di certo una lingua neutra, come non lo è nessuna lingua al mondo . L’ esperanto appartiene infatti ad una cultura ben precisa : è stato inventato da un ebreo – polacco che viveva in Lituania e la sua grammatica è stata pubblicata per la prima volta in Russia . È dunque un miscuglio di lingue germaniche, latine e slave e pertanto, ripeto, non può essere considerato una lingua neutra . Oltre tutto, non potendo contare su una cultura vera e propria, una tradizione e dei testi non è mai stato adottato da popoli europei . È infatti difficile guidare una società, un popolo in una direzione, in un comportamento linguistico preciso senza che ciò diventi un’ imposizione .
La nostra Europa ha bisogno di parlare e di condividere delle lingue e quindi di promuovere una grande diffusione delle conoscenze linguistiche . Questo è per noi il multilinguismo .
Esistono chiaramente “ lingue internazionali ”, di grande diffusione, come l’ inglese . Ed è giusto utilizzarlo, perché utile e serve l’obiettivo dell’integrazione europea . Però l’ inglese da solo non basta . È necessario che si sviluppino conoscenze linguistiche differenti in base alle esigenze specifiche di ogni popolo, di ogni cittadino dell’ Unione . Ecco, questo è il multilinguismo che possiamo realizzare . Questo è un obiettivo raggiungibile e sensato a cui dovremmo puntare tutti .

Gli obiettivi dell’ UE sono:

● promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi cittadini
● offrire libertà, sicurezza e giustizia, senza frontiere interne
● favorire lo sviluppo sostenibile basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’ economia di mercato altamente competitiva, con la piena occupazione e il progresso sociale, e la protezione dell’ambiente
● lottare contro l’ esclusione sociale e la discriminazione
● promuovere il progresso scientifico e tecnologico
● rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà tra gli Stati membri
● rispettare la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica
● istituire un’Unione economica e monetaria con l’ euro come moneta unica .

I valori dell’ UE sono condivisi dagli Stati membri in una società in cui prevalgono l’ inclusione, la tolleranza, la giustizia, la solidarietà e la non discriminazione . Questi valori sono parte integrante del nostro modo di vivere europeo :

● Dignità umana : la dignità umana è inviolabile . Deve essere rispettata e tutelata e costituisce la base stessa dei diritti fondamentali .
● Libertà : la libertà di movimento conferisce ai cittadini il diritto di circolare e soggiornare liberamente nell’ UE . Le libertà individuali, quali il rispetto della vita privata, la libertà di pensiero, di religione, di riunione, di espressione e di informazione, sono tutelate dalla Carta dei diritti fondamentali dell’ UE .
● Democrazia : il funzionamento dell’ UE si fonda sulla democrazia rappresentativa . Essere cittadino europeo significa anche godere di diritti politici . Ogni cittadino adulto dell’UE ha il diritto di eleggibilità e di voto alle elezioni del Parlamento europeo . I cittadini dell’ UE hanno il diritto di candidarsi e di votare nel loro paese di residenza o in quello di origine .
● Uguaglianza : l’ Uguaglianza significa riconoscere a tutti i cittadini gli stessi diritti davanti alla legge . Il principio della parità tra uomo e donna è alla base di tutte le politiche europee, ed è l’elemento su cui si fonda l’integrazione europea . Si applica in tutti i settori . Il principio della parità di retribuzione per lo stesso lavoro fu inscritto nel trattato del 1957 . Anche se le diseguaglianze persistono, l’ UE ha compiuto notevoli progressi .
● Stato di diritto : l’ UE si fonda sul principio dello Stato di diritto . Tutti i suoi poteri riposano cioè su trattati liberamente e democraticamente sottoscritti dai paesi membri . Il diritto e la giustizia sono tutelati da una magistratura indipendente . I paesi membri hanno conferito alla Corte di giustizia dell’ Unione europea la competenza di pronunciarsi in maniera definitiva e tutti devono rispettare le sentenze emesse .
● Diritti umani : la Carta dei diritti fondamentali dell’ Unione europea tutela i diritti umani, fra cui il diritto a non subire discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l’origine etnica, la religione o le convinzioni personali, la disabilità, l’età o l’ orientamento sessuale, il diritto alla protezione dei dati personali e il diritto di accesso alla giustizia .
Questi obiettivi e valori, che costituiscono le fondamenta dell’ UE, sono sanciti dal trattato di Lisbona e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea .

Nel 2012 l’ UE ha vinto il premio Nobel per la pace per aver contribuito alla pace, alla riconciliazione, alla democrazia e ai diritti umani in Europa .

I SIMBOLI DELL’UNIONE EUROPEA

Sicuramente quello che tutti conosciamo è la bandiera a sfondo blu con una bandiera con cerchio composto da 12 stelle che però non rappresentano i membri dell’ Unione che invece sono 28 . La bandiera rappresenta l’ unione, l’ identità in senso più ampio e vuole però comunque rappresentare anche la solidarietà e l’armonia che c’è fra i vari stati membri dell’ unione . Tale bandiera è stata adottata per la prima volta nel 1955 dal Consiglio d’ Europa che poi ha incoraggiato le altre istituzioni dell’Unione Europea prenderla come propria bandiera .
Infatti nel 1983 anche il Parlamento Europeo l’ ha assunta come proprio simbolo e poi nel 1985 essere scelta da tutti i leader dell’ Unione europea . Nonostante questo, attualmente, ogni istituzione ha il proprio emblema .

Un altro simbolo dell’ Unione Europea è l’ inno . L’ inno in questione è la nona sinfonia di Beethoven composta nel 1823 che vuole rappresentare la fratellanza che c’è tra tutta la razza umana. L’ inno alla gioia, questo è il nome della sinfonia, è stato prima preso come proprio simbolo nel 1972 sempre dal Consiglio d’ Europa e poi nel 1985 da tutti i leader dell’Unione europea . Tale composizione sta a simboleggiare la libertà, la pace e la solidarietà che vengono quindi celebrati come valori condivisi dagli Stati membri dell’ Unione europea .

Un ulteriore emblema è il motto che cita “ Uniti nella diversità ” che rappresenta come tutti gli Stati che fanno parte di tale istituzione si siano uniti per lavorare per garantire pace e prosperità .

Un ultimo simbolo di cui vorrei parlarvi è invece la festa dell’ Europa che coincide anche quindi con la giornata porte aperte dell’ Unione europea . Infatti il 9 maggio rappresenta una giornata di pace e di unità . Questa giornata è stata stabilita in seguito la dichiarazione Schuman che è stata così chiamata in seguito ad un discorso del primo ministro francese Robert Schuman nel 1950 a Parigi dove questi ha sostenuto che ci fosse il bisogno di un nuovo modo di cooperare a livello politico in Europa . Quindi questo politico ha visto la necessità di creare un organo europeo che unisse tutti gli Stati e infatti, in seguito al suo discorso, è stata proprio l’anno in cui l’ Unione Europea ha iniziato … ha mosso i suoi primi passi .
Per celebrare questo avvenimento ogni anno l’ Unione Europea apre le porte del Parlamento e di alcuni uffici locali che organizzano attività per far conoscere sempre di più ai cittadini dell’Unione Europea, degli stati membri dell’ Unione Europea questa istituzione e per celebrare insieme la creazione di tale Unione .

FONTI ARTICOLO

https://europa.eu/european-union/about-eu/eu-in-brief_it

https://europa.eu/european-union/index_it

https://it.wikipedia.org/wiki/Europa

Africa Europa Alleanza

ALLEANZA AFRICA EUROPA

Alleanza Africa Europa

Autore : Matteo Aristei
19 Luglio 2019

La Commissione europea propone una nuova alleanza Africa Europa per gli investimenti sostenibili e l’ occupazione che punta a stimolare in modo sostanziale gli investimenti in Africa, creare posti di lavoro, potenziare gli scambi commerciali e investire nelle competenze e nell’ istruzione . I progetti odierni poggiano sugli impegni assunti nel corso del vertice Unione africana – Unione europea svoltosi al Abidjan nel novembre dello scorso anno, in occasione del quale i due continenti hanno deciso di rafforzare il loro partenariato . Esso indica le principali linee d’ azione a favore di un più solido programma economico per l’ UE e i suoi partner africani .

L’ Unione Europa, più della Cina e degli Usa oggi, commercia ed esporta in Africa : ad esempio, “ gli investimenti esteri in Africa sono il 40 % per l’ Europa, il 5 % per la Cina ”.
Inoltre, lanciata nel maggio 2018 dalla Commissione europea, la task force è stata istituita per dare pareri e consigli sul rafforzamento del partenariato Africa Europa per l’ alimentazione e l’ agricoltura . La Commissione europea assicurerà il seguito e l’ attuazione di diverse azioni raccomandate da questo gruppo di esperti per sostenere lo sviluppo del settore agroalimentare e dell’economia rurale dell’ Africa .
In questi quattro anni di lavoro della Commissione Juncker, una partnership di uguali con il continente più vicino all’ Europa, il cui sviluppo e sicurezza garantiscono anche quelli dell’ Europa si è sviluppata sostiene l’alto rappresentante Federica Mogherini in conferenza stampa Bruxelles, presentando la nuova “ Alleanza Africa Europa ” per gli investimenti sostenibili e il lavoro, a cui ha fatto riferimento nello Stato dell’ Unione il presidente Jean Claude Junker poco tempo prima . Dopo il piano di investimenti privati lanciati due anni fa, ora si lavora per consolidare, sviluppare e potenziare .

La Commissaria responsabile per il Commercio, Cecilia Malmström, dichiara: ” L’ entrata in vigore della zona continentale di libero scambio dimostra la determinazione dei nostri partner africani a favorire le opportunità commerciali nel continente . L’ UE e l’ Africa sono partner fondamentali per il commercio e gli investimenti . Questa tappa storica ci avvicina ulteriormente a una maggiore integrazione economica UE – Africa, un obiettivo chiave dell’alleanza Africa – Europa .”

Il Commissario responsabile per la Cooperazione internazionale e lo sviluppo, Neven Mimica, sostiene: ” Si tratta di un grande passo per l’integrazione economica dell’ Africa, del quale mi congratulo con i nostri partner africani . L’ UE sostiene la zona continentale di libero scambio fin dalla sua istituzione, sia sul piano politico che tecnico, e con risorse finanziarie che superano i 60 milioni di euro . Questo è un pilastro dell’ alleanza Africa Europa, poiché il commercio e mercati integrati in Africa favoriranno gli investimenti sostenibili e la creazione di posti di lavoro .”

Le priorità di questa nuova cooperazione saranno energie rinnovabili e trasporti, i giovani, miglioramento del clima degli investimenti per incentivare risorse locali, miglioramento delle relazioni commerciali intra – africane e con l’ Europa .

La proposta odierna dimostra l’ impegno a rafforzare il partenariato Africa – UE e delinea una serie di azioni chiave tra cui :

• investire nelle persone attraverso investimenti nelle competenze e nell’ istruzione, a livello internazionale e nazionale, per migliorare l’ occupazione e adeguare le competenze all’ offerta di lavoro, anche attraverso borse di studio e programmi di scambio, come per esempio nel quadro di Erasmus + ;

• promuovere gli investimenti strategici e potenziare il ruolo del settore privato, in modo specifico riducendo significativamente i rischi legati ai progetti di investimento attraverso la combinazione di prestiti e l’ offerta di garanzie e sovvenzioni ;

• rafforzare il background imprenditoriale e promuovere un clima più favorevole agli investimenti, soprattutto intensificando il dialogo con i partner africani e sostenendone le riforme nel settore ;

• sfruttare appieno il potenziale dell’ integrazione economica e degli scambi commerciali : sulla base dell’ attuazione della zona continentale di libero scambio per l’ Africa, la prospettiva a lungo termine è quella di concludere un vasto accordo intercontinentale di libero scambio tra l’ UE e l’ Africa . A tal fine, occorre sfruttare al massimo gli accordi di partenariato economico, gli accordi di libero scambio, comprese le zone di libero scambio globali e approfondite proposte ai paesi del Nord Africa, e altri regimi commerciali con l’ UE, quali elementi costitutivi della zona continentale di libero scambio per l’ Africa ;

• mobilitare un ingente pacchetto di risorse finanziarie, come dimostra in particolare la proposta per il prossimo quadro finanziario pluriennale dell’ UE sui finanziamenti esterni, in cui l’ Africa viene considerata una regione prioritaria .

La consultazione e il dialogo con i partner africani saranno organizzati nei prossimi mesi per definire le priorità e adottare ulteriori misure congiuntamente . L’ alleanza terrà conto della diversità del continente africano e delle specificità di ciascun paese, comprese le relazioni contrattuali dei paesi del Nord Africa nell’ambito dei rispettivi accordi di associazione e la loro esperienza in materia di cooperazione con l’ UE nel quadro della politica europea di vicinato .

FONTI ARTICOLI

https://www.agensir.it/quotidiano/2018/9/14/commissione-ue-nuova-alleanza-africa-europa-sul-modello-del-piano-juncker-di-investimenti/

http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-5702_it.htm