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I DESK DELLA RETE ESTERA IBS

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I DESK DELLA RETE ESTERA IBS – SERVIZI ED OPPORTUNITÀ

I vari DESKS riportano i Servizi attivi nel paese e le Opportunità di Business, includendo i settori, e le tipologie di Aziende che potrebbero ottenere maggiori benefici in termini di Export o di Investimento Diretto Estero nel territorio, sia per le potenzialità del mercato, sia per eventuali agevolazioni o Fondi messi a disposizione dagli Enti Locali o dalle Istituzioni competenti.

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AFRICA ECOWAS-CEDEAO + ANGOLA MAURITANIA

ECOWAS – CEDEAO: Angola, Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa D’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Mauritania, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo
Congo, Ruanda, Zambia (valutazione caso per caso)
Uganda

AMERICA

AMERICA SETTENTRIONALE, CENTRALE E ISOLE
Canada
USA, Panama
Repubblica Dominicana

AMERICA MERIDIONALE / PAESI LATINI + SPAGNA
Brasile, Colombia, Messico, Perù, Spagna
Cile

ASIA

Kazakistan

FAR EAST
Cina , Incoming in Italia di Clienti ed operatori cinesi LINK
Cambogia, Filippine, Hong Kong, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Taiwan, Thailandia, Vietnam
Corea del Sud
Giappone
Singapore

EUROPE

Albania
Benelux (Belgio, Lussemburgo, Olanda)
EST EUROPE: Bulgaria, Polonia, Ungheria + ( Missioni Imprenditoriali in Bulgaria LINK )
Francia + (Montecarlo, Costa Azzurra settore immobiliare)
Germania
Malta
Spagna Isole Canarie (startup)
Ucraina (valutazione caso per caso)

MENA (Middle East & North Africa)

Algeria
Arabia Saudita, Giordania, Iraq, Libano, Regione della Palestina, EAU (Emirati Arabi Uniti) e GCC
Israele
Libia (valutazione caso per caso)
Marocco
Tunisia

Highlight e opportunità nei paesi esteri LINK

Offerta Consulenziale per Associazioni di Categoria ed Industriali, Studi Professionali, Aziende di Servizi, Enti

Associazioni di Categoria SERVIZI IBS

OFFERTA CONSULENZIALE PER ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA ED INDUSTRIALI, STUDI PROFESSIONALI, AZIENDE DI SERVIZI, ENTI

Vogliamo essere per Voi e per le vostre Aziende Clienti, il punto di riferimento per l’Export e l’Internazionalizzazione

FIERE, MISSIONI E INCOMING OPERATORI ECONOMICI

- NEWS SU FIERE : opportunità fieristiche di interesse per settore e paese estero;
- IBS IN FIERA AL POSTO VOSTRO : numero concordato di contatti commerciali certificati di acquirenti, agenti, distributori, relativi ad una fiera di interesse attraverso nostri consulenti senior. VANTAGGIO: riduzione costi per l’Azienda per via della centralizzazione del servizio;
- MISSIONI : informazioni sulle missioni all’estero ed eventi di incoming in Italia da parte di soggetti economici, partner commerciali, buyer;
- FONDI PER MISSIONI E FIERE : informazioni tramite le Istituzioni competenti per accedere ai Fondi disponibili;
- SU RICHIESTA, INCOMING, INCONTRI B2B, MISSIONI E WORKSHOP ESTERI ORGANIZZATI AD HOC : per un numero ristretto di aziende in uno dei territori dove IBS ha maggiore radicamento organizzazione incontri BtoB ed eventi.

PERCORSI FORMATIVI DI PREPARAZIONE AI MERCATI ESTERI E SPECIALIST ADVICE

Attraverso i Fondi Paritetici Interprofessionali, percorsi formativi / consulenziali di check-up e preparazione dell’Azienda per l’Export.
Inoltre percorsi formativi specialistici per aziende esportatrici ed internazionalizzate su vari temi tra cui:
- export manager e approccio strategico ai mercati;
- temi di natura legale: contratto di vendita internazionale, contrattualistica internazionale, rapporto di agenzia e distribuzione, mezzi di pagamento, mancato pagamento e recupero crediti;
- fiscalità internazionale;
- dogane, nuovo codice doganale comunitario, incoterms 2010 e altri argomenti;
- trade and export financing : crediti documentari, garanzie bancarie, PBO (Bank Payment Obligation), LC e Stand By Letter of Credit, assicurazione del credito, altri temi specialistici;
- business planning.

EXPORT MANAGER IN OUTSOURCING

- Export manager in azienda per 6 mesi – 1 anno per attività di Export Development e sviluppo contatto con clienti, buyer, partner commerciali;

ATTITIVTÀ DI BUSINESS DEVELOPMENT

- Scouting agenti, distributori, partner commerciali, soggetti economici all’estero specializzati sui settori di interesse;

SHOWROOM

- Per un gruppo di aziende interessate possiamo agevolare la creazione di uno showroom collettivo e una rete vendita locale, con personale residente localmente che parli la lingua italiana;

DELOCALIZZAZIONE PRODUTTIVA PRODOTTI A BASSO VALORE AGGIUNTO

- Prodotti o un segmenti di produzione che non hanno mercato se prodotti in Italia per costi di produzione elevati. Siamo in grado di assistere le Aziende in un decentramento produttivo in paesi UE ed Extra-UE;
- Alcuni esempi: Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Lettonia, Moldavia, Montenegro, Macedonia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovakia, Turchia, Tunisia e Ungheria;
- Oltre alle pratiche burocratiche il nostro network di società italiane all’estero potrà supportare in merito a consulenza integrata, contabilità, payrol, servizi di assistenza all’imprenditore e alla sua famiglia, altre richieste specifiche.

SCOUTING INVESTITORI E ASSISTENZA IN ANALISI FATTIBILITÀ E BUSINESS PLAN

- Siamo in contatto con Investitori Privati che partecipano a progetti con redditività adeguata;
- Possiamo assistere le aziende che abbiamo una idea progettuale nel tradurla in un business plan e piano di fattibilità da presentare agli investitori.

RETI DI IMPRESA

- Assistenza nella creazione di una “rete di impresa” per aver maggiore forza nell’approcciare i mercati esteri unitamente ai vantaggi fiscali previsti dalla normativa italiana;

DESK IBS – SERVIZI ED OPPORTUNITÀ

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Benin

BENIN

Benin - Country Profile

BENIN – SCHEDA PAESE

Capitale: Porto-Novo
Città più popolata: Cotonou
Lingue ufficiali: Francese
Forma di governo: Repubblica presidenziale
Superficie totale: 114.764 km2
Popolazione: 10.872.298 (stime 2016)
PIL: totale $27,177 miliardi / pro capite $2.297 (stime 2017)
Valuta: Franco CFA

Struttura dell’economia

L’agricoltura rappresenta un quarto del PIL e impegna il 51% dei lavoratori del Paese; il cotone è la materia prima più esportata. Il settore informale, compresa l’agricoltura di sussistenza, contribuisce fino a quasi il 60% del PIL e impegna più dell’80% della forza lavoro. La diversificazione, guidata dall’agricoltura e dai servizi, avanza lentamente. Durante il periodo 2010-16, il settore primario ha contribuito per lo 0,5% alla crescita del PIL reale mentre il secondario e il terziario per circa l’1% e il 2,2% rispettivamente, percentuali che sono cambiate di poco rispetto al 1990, anno a partire dal quale si hanno a disposizione i primi dati.

Agricoltura

Il settore agricolo dipende largamente dall’andamento delle precipitazioni e, soprattutto, da un prodotto (il cotone). Nonostante la sua scarsa produttività, l’agricoltura rimane una delle principali fonti di crescita e occupazione del Paese. Per contribuire ulteriormente alla crescita economica e alla riduzione della povertà, tale produttività dovrebbe essere considerevolmente rafforzata. L’esportazione agricola si concentra su tre categorie di prodotti: cotone, frutta (ananas) e noci (anacardio), e semi oleosi (di soia e di cotone). Per far fronte ai bisogni di una popolazione urbana in aumento, il Pese continua a importare una grande quantità di ortaggi dai suoi vicini (principalmente Burkina Faso e Nigeria), riso dall’Asia, grano, carni congelate e latte dall’Europa e pollame congelato dal Brasile. Il settore agricolo ha davanti ha sé una triplice difficoltà: quella di diversificare l’esportazione, di aumentare la produzione di cibo, e di aumentare in maniera sostenibile la produttività agricola e post-raccolto. Nel corso del tempo, la percentuale del settore agricolo è scesa nei Paesi a basso reddito, ma in Benin è rimasta elevata.

Crescita

Nell’ultimo decennio, la crescita del Benin è stata relativamente molto instabile e la crescita del PIL pro capite stagnante. Nel 2016 l’economia reale ha avuto una ripresa del 4% rispetto al 2015, anno in cui il tasso di crescita era rallentato del 2,1% a causa di uno scarso raccolto agricolo generato da condizioni meteorologiche sfavorevoli e da una ripercussione negativa da parte della Nigeria. Dal 2006 al 2016, la crescita media del PIL reale è stata del 4,2%, soprattutto grazie ai servizi. Il disavanzo pubblico è cresciuto dal -0,4% del PIL nel 2012 al -6,2% del PIL nel 2016.

Inoltre, la crescita economica non ha riguardato tutti i settori. Nonostante progressi recenti, il Benin rimane un Paese a basso reddito con circa 11 milioni di abitanti e un reddito pro capite di $790 nel 2015. La rapida crescita demografica, che avuto una media del 3,5% l’anno, ha portato a un aumento modesto e disuguale del consumo delle famiglie. Gli indicatori relativi a istruzione, salute, accesso all’acqua e mortalità infantile sono migliorati negli anni recenti ma lentamente. La crescita è stata accompagnata da una scarsa creazione di posti di lavoro e da una sottoccupazione diffusa che colpisce soprattutto le donne e i giovani delle aree urbane.

L’investimento estero diretto mantiene il passo con i Paesi dell’Africa subsahariana ma sono necessari più investimenti. Attualmente, confrontando il Benin con i Paesi subsahariani, la quota dei settori manifatturiero e dei servizi è superiore a quella di gran parte di essi, attestandosi al 75% del PIL.

Benin - Employment by sector

Benin Sectoral Employment by Gender

Diversificazione dell’esportazione

Non vi è stata alcuna diversificazione per quanto riguarda l’esportazione. I Paesi africani di riferimento hanno visto una diversificazione piuttosto forte dopo il 1990 e hanno raggiunto il livello dei Paesi di riferimento asiatici. Il numero di partner nell’esportazione è mediamente aumentato, ma le quote dei principali partner prevalgono ancora.

Politiche necessarie

Le politiche economiche dovrebbero concentrarsi sulla risoluzione delle debolezze che impediscono l’entrata in nuove linee di attività economica. In particolare, le misure che potrebbero aiutare a migliorare la produttività nel breve termine comprendono:

• l’adozione su larga scala di migliori tecnologie agricole
• lo sviluppo della produttività attraverso una gestione efficiente dell’acqua, della riduzione delle perdite post-raccolto e un migliore accesso al mercato attraverso magazzini e altre strutture
• il sostegno istituzionale al Ministero dell’Agricoltura e altri stakeholder del settore
• un migliore accesso ai servizi finanziari

Inoltre, delle misure per migliorare l’istruzione potrebbero avere un impatto significativo sull’economia informale.

Inclusione finanziaria e sviluppo

Mentre l’accesso alla finanza sta migliorando in confronto agli altri Paesi subsahariani, alcune riforme potrebbero incoraggiare l’inclusione finanziaria e completare gli sforzi per promuovere l’espansione del settore privato e la creazione di lavoro. Il settore finanziario del Benin è limitato, segmentato e con un’inclusione finanziaria ridotta. In esso operano tre maggiori categorie: il settore bancario, le istituzioni di micro-finanza, e altri istituti non bancari.

A partire dalla fine del 2016, vi erano 15 banche commerciali, di cui 4 possedevano circa l’80% dei prestiti al sistema bancario. Anche se il sistema bancario rimane stabile, le sue dimensioni non sono cresciute. Il settore bancario è complessivamente sano, ma ha un ruolo ridotto nell’inclusione finanziaria. Secondo le stime del 2010 della Banca centrale degli Stati dell’Africa occidentale, vi è uno scarso livello di accesso ai servizi bancari. Più precisamente, il numero di conti di deposito presso banche commerciali relativo alla popolazione attiva si aggira intorno al 5%. Nonostante le banche abbiano sviluppato reti di filiali nel Paese, nel 2015 solo il 17% della popolazione aveva un conto corrente bancario. L’accesso alla finanza è difficile per alcuni gruppi vulnerabili e per le piccole e medie imprese.

Il settore della microfinanza gioca un ruolo importante nel fornire finanziamenti sia all’economia che alla popolazione rurale, le quali non sono servite a sufficienza da parte dalle banche. Nonostante il fatto che la microfinanza stia giocano un ruolo crescente nella riduzione della povertà in Benin, esso non fornisce finanziamenti alle piccole e medie imprese, soprattutto per quanto riguarda i prestiti a lungo termine. Il gran numero di istituti microfinanziari non autorizzati costituisce un alto rischio per il sistema bancario e necessita di un ulteriore rafforzamento dei requisiti di autorizzazione. Nonostante il numero di filiali bancarie sia recentemente aumentato, specialmente nelle aree rurali, vi è ancora possibilità di espandere ulteriormente l’inclusione finanziaria rafforzando il quadro normativo.

L’accesso ad un conto corrente in Benin è scarso se confrontato con quello medio degli altri Paesi a basso reddito. Gli uomini presentano un accesso maggiore rispetto alle donne e anche il livello di istruzione è un fattore che determina la possibilità di tale accesso.

Benin - Having an account

Il settore finanziario del Benin fornisce un contributo limitato agli investimenti privati sia perché il quadro istituzionale scoraggia le banche commerciali dal prendersi rischi, sia perché il costo per la creazione di filiali bancarie nelle aree rurali è molto alto. Il Benin ha un andamento relativamente buono per quanto riguarda la possibilità di effettuare transazioni attraverso dispositivi mobili, possiede infatti circa il 5% di tali transazioni tra i Paesi dell’unione economica e monetaria dell’Africa occidentale, ma vi sono opportunità di ulteriore progresso.

Benin - Volume of mobile transactions

Efficienza degli investimenti pubblici in Benin

Il Benin è proiettato verso l’aumento del volume degli investimenti pubblici in maniera significativa, in modo da contribuire all’eliminazione delle lacune delle infrastrutture della regione. Il Benin sta rimanendo indietro rispetto agli altri Paesi subsahariani per quanto riguarda la fornitura di elettricità, la densità delle strade asfaltate e le infrastrutture delle telecomunicazioni. Storicamente, il Benin ha speso molto meno nell’ambito degli investimenti pubblici rispetto ai suoi vicini. L’investimento pubblico, in proporzione al bilancio statale, si è mantenuto ad un tasso medio annuale del 36,7% dal 2010 al 2014 nonostante bisogni importanti. La performance del Paese nell’ambito dell’investimento pubblico sembra più scadente rispetto ad altri Paesi simili. Sebbene lo sforzo nell’investimento pubblico sostenuto dal Benin sia sopra la media dei Paesi dell’unione economica e monetaria dell’Africa occidentale, esso è sceso vertiginosamente dal 2010. L’accesso alle infrastrutture pubbliche come l’elettricità o l’acqua trattata è scarsamente migliorato dagli anni ’90. Per colmare tale gap, il Benin sta progettando di aumentare significativamente la spesa di capitale pubblico nel medio termine. Tuttavia, oltre alle lacune delle infrastrutture, queste sono anche considerate di bassa qualità e l’efficienza degli investimenti sembra essere scarsa. Gli indici globali di competitività del più recente Forum Economico Mondiale (FEM) classificano il Benin al disotto della media dei Paesi subsahariani.

Benin - indicators of Infrastructures quality

Disuguaglianza

Il Benin ha affrontato una difficile situazione macroeconomica caratterizzata da due fattori. La crescita è significativamente rallentata e il rapporto tra debito pubblico e PIL ha raggiunto il 47% nel 2016. Allo stesso tempo, un gettito fiscale basso limita la capacità del governo di raggiungere degli obiettivi sociali. Per far fronte ai grandi squilibri macroeconomici, il Benin ha lanciato nel 2017 una riforma centrata sulla mobilizzazione del reddito interno. La riforma ha cercato di aumentare il gettito fiscale attraverso un aumento delle aliquote dell’ imposta sul valore aggiunto e a un taglio alle spese non prioritarie per contenere l’accumulo di debito pubblico. Tale riforma riduce i redditi dei poveri nelle aree urbane e le disuguaglianze di entrata in quelle rurali.

Povertà

La solida performance macroeconomica del Benin non si è tradotta in una riduzione significativa della povertà. In seguito a un decennio di performance economica mediocre, la crescita negli ultimi 3 anni (2013-15) ha avuto una media del 5,2%, colmando così il gap con il resto dell’Africa subsahariana riguardo alla crescita del PIL pro capite.
Nonostante la crescita del PIL pro capite reale a partire dal 1987, il tasso di povertà del Paese negli anni recenti è peggiorato. Una stima complessiva della povertà in Benin, condotta dall’Istituto Nazionale di Statistica e Analisi Economica, mostra che la percentuale della popolazione che vive in condizioni di povertà è salita dal 36,2% nel 2011 al 40,1% nel 2015.
Tuttavia il livello di sviluppo del Benin è rimasto virtualmente immutato, poiché il suo Indice di Sviluppo Umano è aumentato da 0,480 nel 2015 a 0,485 nel 2016, inferiore alla media di 0,523 dei Paesi subsahariani.

Benin - Real GDP per Capita 1965 - 2016

Benin - Human Development Index 1980 - 2014

Il Paese registra un considerevole declino nei diritti, essendo il settimo peggior Paese del continente in questo campo. Vi è una regressione preoccupante riguardo alle libertà di espressione, associazione e assemblea. Allo stesso tempo, il Benin è l’ottavo Paese del continente in quanto a miglioramento dell’istruzione (+10,6), soprattutto per quanto riguarda l’istruzione primaria.

Riferimenti del Fondo Monetario Internazionale:

Dabla-Norris, Era, Giang Ho, Kalpana Kochhar, Annette Kyobe, and Robert Tchaidze, 2013, “Anchoring Growth: The Importance of Productivity-Enhancing Reforms in Emerging Market and Developing Economies”. IMF SDN/13/08.
Dabla-Norris, Era, Jim Brumby, Annette Kyobe, Zac Mills, and Chris Papageorgiou, 2011, “Investing in Public Investment Efficiency”. IMF Working Paper 11/97.
Dominguez-Torres, Carolina and Vivien Foster, 2011, Benin’s Infrastructure—A Continental
Perspective. Policy Research Working Paper 5689. The World Bank. June
Henn, Christian, Chris Papageorgiou, and Nikola Spatafora, 2013,” Export Quality in Developing Countries,” IMF Working Paper 13/108.
IMF, 2014a, “Sustaining Long-Run Growth and Macroeconomic Stability in Low-Income Countries—The Role of Structural Transformation and Diversification.” IMF Policy Paper, March.
Imbs, Jean, and Romain Wacziarg. 2003. “Stages of Diversification.” American Economic Review, 93(1): 63-86.
Medina, Leandro; Andrew W Jonelis, and Mehmet Cangul, 2017, “The Informal Economy in Sub-Saharan Africa: Size and Determinants,” Working Paper No. 17/156
Papageorgiou, Chris, Fidel Perez-Sebastian, and Nicola Spatafora, 2013, Structural Change through Diversication: A Conceptual Framework. International Monetary Fund. March.
Regional Economic Outlook, 2015, African Department. International Monetary Fund. April.
Maria Albino-War, Svetlana Cerovic, Francesco Grigoli, Juan Carlos Flores, Javier Kapsoli, Haonan Qu, Yahia Said, Bahrom Shukurov, Martin Sommer, and SeokHyun Yoon, 2014, Making the Most of Public Investment in MENA and CCA Oil-Exporting Countries. International Monetary Fund, November.
Foster, Vivien, and Cecilia Briceño-Garmendia, 2010, Africa’s Infrastructure: A Time for Transformation, Africa Development Forum. Washington, DC: World Bank.
http://documents.worldbank.org/curated/en/246961468003355256/Africas-infrastructure-atime-for-transformation
Commission for Africa, 2015, Still Our Common Interests, March.
Gelb, A., and S. Grassman, 2010. “How Should Oil Exporters Spend Their Rents?” Working Paper 221, Center for Global Development, Washington, DC.
Grigoli, F., and J. Kapsoli, 2013. “Waste Not: The Efficiency of Health Expenditure in Emerging and Developing Countries.” IMF Working Paper 13/87, International Monetary Fund, Washington, DC.
International Monetary Fund, 2015, “Making Public Investment More Efficient”, Fiscal Affairs Department Policy Paper, Washington, DC.
Keefer, P., and S. Knack, 2007. “Boondoggles, Rent-Seeking and Political Checks and Balances: Public Investment under Unaccountable Governments.” Review of Economics and Statistics 89 (3): 566–72.
Adrian Peralta-Alav, Marina Mendes Tarvares, and Xuan S. Tam, 2017, The Distributional Implications
of Fiscal Consolidation in Developing Countries, Manuscript.
Bollinger, Christopher R. and Barry T. Hirsch, 2013, “Is Earnings Nonresponse Ignorable?” Review of Economics and Statistics, May, 95(2): 407–416.
Bollinger, Christopher R. and Barry T. Hirsch, 2006, Match Bias from Earnings Imputation in the Current Population Survey: The Case of Imperfect Matching, Journal of Labor Economics, July, 24, 483-519.
Fabrizio, Stefania, David Furceri, Rodrigo Garcia-Verdu, Bin Grace li, Sandra V. Lizarazo, Marina Mendes Tavares, Futoshi Narita, and Adrian Peralta-Alva, 2017, Macro-Structural Policies and Income Inequality in Low-Income Developing Countries. SDN/17/01. January
Institut National de la Statistique et de l’Analyse Economique, 2015, Enquete Modulaire Integree sur les Conditions de Vie des Menages. Octobre.
Medina, Leandro, Andrew Jonelis, and Mehmet Cangul, 20917, The Informal Economy in Sub-Saharan Africa: Size and Determinants, International Monetary Fund. WP/17/156 Tang, Xin, A Tutorial of the Toolkit for Solving a Multisector Heterogeneous Agents General Equilibrium Model, August. Manuscript.
Institut National de la Statistique et de l’Analyse Economique, 2015, Enquête Modulaire Intégrée sur les Conditions de Vie des Ménages. Octobre.
Nora Lustig, ed., Commitment to Equity Handbook: Estimating the Redistributive Impact of Fiscal Policy, The Brookings Institution and CEQ Institute/Tulane University, in progress.
Human Development Report 2016, UNDP, 2016.

ALTRI LINK DI INTERESSE SUL BENIN:

- Fondo Monetario Internazionale IMF
- Benin Wikipedia
- Governo della Repubblica del Benin
- Informazioni Generali sul Benin
- Notizie ed articoli dal Benin

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GHANA SCHEDA PAESE

GHANA SCHEDA PAESE

Ghana Accra scheda paese - Country Profile

INFORMAZIONI GENERALI

Nome Ufficiale: Republic of Ghana
Superficie: circa 240.000 km2
Popolazione: circa 26 milioni stimati
Crescita del PIL prevista nel 1014: 7,5%
PIL pro-capite: circa 2.000 USD (world economic outlook database 2013)
Capitale: Accra 2.269 mln (CIA World Factbook)
Forma di Stato: Stato unitario, indipendente dagli inglesi dal 6 marzo 1957
Forma di Governo: Repubblica costituzionale presidenziale, il capo dello Stato è anche capo del Governo
Religioni: Cristiana 69%, musulmana 16%, animista 15%
Lingue: Inglese (lingua ufficiale), diffusi idiomi locali
Valuta: New Ghana Cedi (GHS); 1 € = 2.54 GHS (10.04.2013)

SETTORI E DISTRIBUZIONE DEL PIL

- Agricoltura 24,6%
- Industria 27,5%
- Servizi 47,9%

FORECAST E POSSIBILITA’ DI INVESTIMENTO

Il settore edile è in fase di forte crescita (9,2% del PIL – fonte African Economic Outlook 2013), questo è legato al fatto che le esigenze abitative non sono soddisfatte dalle quantità di unità immobiliari disponibili.
Le stime della Banca del Ghana evidenziano un fabbisogno di circa 1,5 mln. di case di edilizia economica (social housing projects, progetti di sviluppo immobiliare finanziati da istituzioni nazionali/internazionali).
L’ostacolo principale alla realizzazione delle vendite di immobili è l’accesso al credito.
La percezione del made in Italy è positiva, il mercato immobiliare ha registrato negli ultimi 10 anni transazioni per un valore stimato a circa USD 2 bn.
Un’organizzazione che si può citare tra i soggetti privati, che svolge un ruolo importante nello sviluppo immobiliare del paese è Ghana Real Estate Developers Association (GREDA).
Il paese ha bisogno di dotarsi rapidamente di infrastrutture (strade, fognature, acquedotti, canalizzazioni agricole, impianti industriali, strutture portuali) e della manutenzione per le poche esistenti.
L’attività produttiva locale (soprattutto cemento e materiali edili) consente grossi margini di guadagno; il settore dell’arredamento segue la rapida progressione dell’edilizia abitativa ma anche di quella civile legata ai servizi (uffici, centri commerciali, strutture turistiche, shops, showrooms..).
L’agricoltura è un settore estremamente importante per l’economia, ed apporta un significativo 23% al PIL del Paese; I principali prodotti dell’agricoltura sono cacao, riso, caffè, zucchero, frutta tropicale, olio
di palma, arachidi, tabacco.
Puntando al 10% di produzione di energia da fonti rinnovabili, il governo sostiene la produzione di combustibile per motori biodiesel (es. semi di jatropha, regione del Brong Ahafo).

FORME DI INVESTIMENTO DIRETTO ESTERO

Tipologia di società: Sole proprietorship, Partnership, Company Limited by shares, Company limited by guarantees, External company (branch), Companies Code;
La legislazione vigente in Ghana richiede la presenza di un partner locale solamente per le società operanti nei settori dell’estrazione mineraria;
L’investimento minimo richiesto per ciascun socio straniero di una società di diritto ghanese è pari a:
• USD 10.000,00 se la joint venture è mista, ossia composta da soci stranieri e ghanesi;
• USD 50.000,00 se la joint venture societaria costituita in Ghana risulta partecipata al 100% da soggetti stranieri;
• USD 300.000,00 per la registrazione di società che svolgono attività di mero trading.

ASPETTI FISCALI

L’aliquota dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche è fissa, pari al 25%, il pagamento di dividendi a soci locali o stranieri sconta un’aliquota dell’8%;
Nel caso di operatore straniero operi in Ghana attraverso una branch, il reddito netto è assoggettato ad un’ulteriore ritenuta del 10%;
Incentivi fiscali sono previsti a favore delle free zone companies (esenzioni decennali e successiva imposizione ad aliquota ridotta all’8%), delle imprese che operano nel settore della trasformazione di prodotti agricoli (aliquote agevolate che possono arrivare al 20% in base alla localizzazione dell’impresa) e dello smaltimento dei rifiuti (sconti d’imposta fino al 50%);
Rimpatrio degli utili: un non residente che svolge un’attività economia in Ghana mediante una stabile organizzazione può rimpatriare gli utili, previo il pagamento di un’imposta del 10%.

CARATTERISTICHE DEL SISTEMA GIURIDICO E ASPETTI LEGALI

Sistema misto di Common law e di diritto consuetudinario;
Gli organi del sistema giudiziario sono: Supreme Court, High Court, Court of Appeal, Regional Tribunals.

ACCORDI BILATERALI

Convenzione per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali firmata il 19.02.2004;
Accordo per evitare le doppie imposizioni sui redditi derivanti dall’esercizio della navigazione marittima e aerea (firmato ad Accra il 23.08.1968 ed entrato in vigore il 24.03.1977, con scambio di note effettuato il 30.06.1972 per determinarne la retroattività fino al 01.01.1961);
Il Ghana ha ratificato la Convenzione di New York del 1958 sul riconoscimento e l’esecuzione degli arbitrati internazionali.

ASPETTI ASSICURATIVI

Condizioni di assicurabilità SACE senza condizioni per rischio privato e bancario, con condizioni per rischio sovrano.

LINK GOVERNO DEL GHANA

I DESK DELLA RETE ESTERA IBS
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Energie rinnovabili in Kenya

Energie rinnovabili in Kenya

Energie Rinnovabili in Kenya
IL PRODIGIOSO SVILUPPO DELLE ENERGIE RINNOVABILI IN KENYA

Autrice: Elisa Mariani
Agosto 2016

Fino a qualche anno fa il Kenya presentava una scarsa produzione di energia elettrica, con una fornitura interna disponibile solo per il 30% della popolazione. Inoltre, secondo stime piuttosto recenti, il Kenya, a livello mondiale, si collocherebbe al 22° posto per la generazione di energia elettrica e al 46° posto per la produzione di energia data dal fotovoltaico. Alla luce di tale situazione, il governo kenyota si sta impegnando per lo sviluppo di progetti inerenti alle energie rinnovabili, che mirano all’estensione della fornitura elettrica a gran parte della popolazione del paese.

E’ per tale motivo che l’esecutivo, in collaborazione con imprenditori privati, sta incentivando lo sviluppo del rinnovabile nel territorio kenyota su tre fronti.

Primo fra tutti il settore del fotovoltaico, che prevede l’investimento di 1 miliardo di Euro stanziati dal governo stesso con il contributo privato, che raddoppierà i finanziamenti per la realizzazione di 9 stabilimenti fotovoltaici. L’obiettivo di tale strategia, sostenuta anche da Cliff Ouiti, uno dei maggiori fautori di KEREA (Kenya Renewable Energy Association), consiste nella derivazione del 50% dell’energia dal fotovoltaico nel 2016, volta ad una decrescita degli oneri con conseguente stima di riduzione dei prezzi dell’energia dell’80%.

Un’altra area di intervento concernente il rinnovabile è costituita dall’energia eolica con il Lake Turkana Wind Power Project, volto alla realizzazione del parco eolico più esteso del continente africano, situato nel distretto di Loyangalani della Contea di Marsabit, nella zona adiacente al Lago Turkana, con l’installazione di 365 turbine eoliche che ricoprono 162 km di terreno.

Oltre ad apportare novità in ambito energetico, tale progetto si inserisce in un intervento di riqualificazione dell’area stessa, colpita da analfabetismo, siccità, collegamenti e infrastrutture insufficienti rispetto al resto del paese e povertà. Basti infatti pensare che in tale distretto la gran arte della popolazione vive, in media, con soli 15€ mensili nelle zone periferiche e 30€ nelle zone urbane.

Inoltre tale area è molto indicata per la costruzione di stabilimenti eolici grazie alla sua eccellente ventilazione. Il parco eolico verrà ultimato entro ottobre 2016, come confermato dalla Kenya Electricity Transmission Company (KETRACO). Punta di diamante del progetto è l’approvazione e il sostegno economico dello stesso da parte di Google, che punta ad ottenere il 12,5% delle quote ad impianto ultimato e funzionante.

L’ultimo pezzo del puzzle in questa rivoluzione del rinnovabile è rappresentato dallo sfruttamento dell’energia geotermica, settore che ha visto già un’ampia crescita in Kenya e che, con i recenti sviluppi, riveste un ruolo chiave nella produzione di energia del paese. Il successo di tale tipologia di energia in Kenya è dovuto soprattutto alla presenza di geyser, soffioni e sorgenti calde nella Rift Valley.

Il governo kenyota è alla ricerca di investitori privati e partner internazionali disposti a cooperare per l’incremento nell’utilizzo del rinnovabile, soprattutto dell’energia geotermica. Tale appello è stato raccolto dal Regno Unito, che vanta 20 aziende interessate ad investire nelle energie rinnovabili. A tale scopo è stato firmato un protocollo d’intesa tra il governo del Regno Unito e quello kenyota per lo sviluppo del rinnovabile.

Da ultimo, è stato lanciato nel 2008 il progetto Kenya Vision 2030 che prevede, tra le tante iniziative, anche la produzione di 5000 MW di energia a basso contenuto di carbonio grazie all’utilizzo della geotermia.
Secondo le stime dell’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), grazie alle politiche inerenti alle energie rinnovabili adottate dal governo kenyota, che comprendono anche l’introduzione del conto energia, volto a incoraggiare la fornitura del rinnovabile, la produzione energetica vedrà un incremento di 1300 MW portando, entro i prossimi 15 anni, il settore del rinnovabile a ricoprire il 60% del fabbisogno energetico kenyota.

FONTI articolo “Il prodigioso sviluppo delle Energie rinnovabili in Kenya”

- Wikipedia: Kenya
- italafricacentrale.com
- aliceforchildren.it
- greenbiz.it
- rinnovabili.it
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Nigeria Scheda Paese

Nigeria Scheda Paese

Nigeria Scheda Paese - Country Profile

INFORMAZIONI GENERALI SULLA NIGERIA

Nome Ufficiale: Federal Republic of Nigeria
Superficie: circa 925.000 km2
Popolazione: circa 169 milioni stimati (world bank data 2013)
PIL procapite: circa 2.700 USD (world economic outlook database 2013)
Capitale: Abuja 1.857 mln
Altre città importanti: Lagos, Kano, Ibadan, Kaduna
Forma di Stato: Federazione di 36 stati, indipendenza dal Regno Unito dal 1 Ottobre1960
Forma di Governo: Repubblica costituzionale presidenziale, il capo dello Stato è anche capo del Governo
Religioni: Musulmana 50%, Cristiana 40%, Culti tradizionali locali 10%
Lingua: Inglese (lingua ufficiale), e idiomi locali

SETTORI E DISTRIBUZIONE DEL PIL IN NIGERIA

- Agricoltura 30,9%
- Industria 43%
- Servizi 26,1%

FORECAST

Le stime delle Nazioni Unite prevedono che la Nigeria sperimenterà una elevata crescita demografica nei prossimi 40 anni, con una popolazione che supererà, entro quella data, i 367 milioni di abitanti.
Secondo l’ultima proiezione a 10 anni effettuata dal Global Construction Perspectives & Oxford Economics, grazie alla rapida urbanizzazione, il tasso di crescita del settore edile nigeriano sarà il più elevato del continente, raggiungendo un valore pari a 6,4 miliardi di USD entro il 2015.
Le opportunità di investimento nel settore immobiliare sono quindi destinate ad aumentare pur godendo già di un’ottima base di partenza rappresentata dall’attuale deficit di unità abitative, che è compreso tra i 12 e i 16 milioni di unità, pari a un valore di circa 200 miliardi di USD.
Lagos rappresenta una delle 6 più grandi città al mondo (ospita attualmente 20 milioni di abitanti e si prevede una crescita fino a 25 milioni entro il 2020). Nel settore edile nigeriano è preponderante la presenza delle imprese straniere, che controllano quasi il 95% del mercato, con un’accentuata presenza di imprese italiane, tra cui Cappa d’Alberto, Gitto, Impregilio, Salini, Borni, AG Ferrero, INTELS.

INVESTIMENTO DIRETTO ESTERO IN NIGERIA

Forme di Investimento Diretto: Sole proprietorship, Partnership, Public and Private Limited Liability Companies

Obbligatorietà Partner Locale: gli investitori stranieri possono operare in Nigeria anche in assenza di un partner locale. Eccezioni nel caso di società di consulenza ingegneristica, e nel settore Oil & Gas dove ci sono forti agevolazioni con un partner locale al 51% del capitale

Capitale Sociale Minimo: il capitale minimo richiesto per la costituzione di una società a partecipazione straniera è di 10.000.000,00 NGN (circa 65.000,00 USD)

ASPETTI FISCALI IN NIGERIA

Trattamento Fiscale delle Società: L’aliquota dell’imposta sul reddito delle persone giuridiche è del 30%

Rimpatrio degli Utili: il Monitoring & Miscellaneous Provision Act n. 17 del 1995, prevede che gli investitori stranieri sono liberi di rimpatriare gli utili derivanti da attività economiche svolte in Nigeria, al netto delle imposte, e mediante operatori autorizzati. I dividendi sono tassati con l’applicazione di una ritenuta del 10% fatta eccezione per i dividendi pagati da una società nigeriana a un’altra società nigeriana che sono esenti

CARATTERISTICHE DEL SISTEMA GIURIDICO E ASPETTI LEGALI IN NIGERIA

Il Sistema Giuridico è misto di Common law, diritto islamico (in 12 Stati del nord vige il codice penale islamico basato sui precetti del Corano, la Sharia) e diritto consuetudinario

Gli organi del sistema giudiziario federale sono: Supreme Court (formata da Giudici nominati dal capo dello Stato su indicazione del National Judicial Council), Federal Court of Appeal

Arbitrato: il Paese ha ratificato la Convenzione di New York del 1958 sul riconoscimento e l’esecuzione degli arbitrati internazionali

ACCORDI BILATERALI

Convenzione per evitare le doppie imposizioni sui redditi derivanti dalla navigazione aerea e marittima, con scambio di note, firmata a Lagos il 22.02.1977 ed in vigore l’11.09.1978

Accordo sulla promozione e reciproca protezione degli investimenti firmato a Roma il 27.09.2000 in vigore dal 22.08.2005

ASPETTI ASSICURATIVI

Condizioni di Assicurabilità SACE senza condizioni per rischio sovrano, rischio bancario, rischio privato e volturabilità polizza SACE per attività di Export o Investimento Diretto Estero nel Paese.

LINK GOVERNO NIGERIA

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Sud Africa SCHEDA PAESE

Sud Africa SCHEDA PAESE

Sud Africa Scheda Paese - Country Profile

INFORMAZIONI GENERALI SUD AFRICA

Nome Ufficiale: Republic of South Africa
Superficie: 1.221.041 Kmq
Popolazione: 55 mil abitanti
PIL nominale: 723,5 miliardi USD
PIL procapite: circa 13.154 USD
Capitale: Pretoria, Città del Capo
Altre città importanti: Johannesburg (3.800.000), Durban (3.100.000), Port Elizabeth (1.500.000), East London (800.080), Pietermaritzburg (553.000), Bloemfontein;
Forma di Stato: Repubblica
Governo: Thabo Mbeki, presidente eletto dal 14 giugno 1999, (attuale Jacob Zuma)
Religioni: Cattolica, protestante
Lingua: 11 lingue ufficiali, tra le quali; afrikaans, inglese, zulu, xhosa, tswana, sotho, tsonga, swazi, venda, ndebele
Moneta: Rand (Z), Tasso di cambio 1Euro=10,55 ZAR (17,75 attualmente)

QUADRO MACROECONOMICO SUD AFRICA

L’economia del Sud Africa è in assoluto la più evoluta del continente africano, genera più di un terzo del reddito africano, in uno spettro molto ampio di settori produttivi che si contraddistinguono per standard operativi del tutto simili a quelli dei paesi industriali.
- 40% della produzione industriale del continente;
- 25% del prodotto interno lordo e più della metà della produzione di energia elettrica;
- 45% della produzione mineraria.

Si è dotata nel tempo di infrastrutture complesse, di un settore manifatturiero con un buon livello di produttività e di un settore dei servizi ampiamente sviluppato, con un efficiente comparto finanziario e solide istituzioni; rappresenta un luogo ideale per lo sviluppo di investimenti e scambi commerciali in particolare con le zone posizionate a sud del deserto del Sahara, la porta di ingresso per agli altri mercati della regione africana australe sia da un punto di vista logistico che finanziario e commerciale.
L’attività economica principale si concentra nelle quattro aree metropolitane: Johannesburg, Durban/Pinetown, Cape Peninsula e Porth Elizabeth/UitenHage.

Il Sudafrica può contare su un posizionamento geografico strategico per via dei corridoi logistici di trasporto merci e passeggeri che collegano il mondo orientale con quello occidentale, il nord e il sud del mondo, l’emisfero boreale con quello australe; si configura come hub gestionale e distributivo per l’accesso ai paesi limitrofi dal tessuto economico globale.

Nella top3 dei paesi a maggiore attrattività, il Sudafrica raccoglie 4,8 miliardi di dollari in media di investimenti diretti esteri ogni anno con picchi di oltre 9,5 miliardi, molti dei quali direttamente volti all’espansione nei paesi limitrofi come Mozambico, Angola, Zambia, nonché Kenya, Madagascar e Namibia.

Il Sudafrica si colloca nelle classifiche:

al 1° posto al mondo per possibilità/facilità di credito e finanziamento da istituti bancari locali;
al 10° posto per capacità di protezione degli investitori, locali e stranieri;
al 35° posto nella classifica “facilità di fare business”; mentre Italia e Cina si attestano rispettivamente al 87° e 91° posto; Brasile e India ottengono solo un 126° e 132° posto.

Il ruolo del settore pubblico ha avuto storicamente un ruolo primario nello sviluppo dell’economia del Sudafrica, tuttavia il Governo si sta attivando per incrementare il coinvolgimento del settore privato all’interno delle imprese governative.

SETTORI E DISTRIBUZIONE DEL PIL IN SUD AFRICA

- Agricoltura 3,8%;
- Industria 31%;
- Terziario 65,2%.

FORECAST in SUD AFRICA

Il settore dei beni strumentali è quello con maggiori opportunità per gli investitori esteri, per via degli sforzi per espandere e ammodernare le dotazioni infrastrutturali, (con un massiccio programma di investimenti delle imprese pubbliche), sia per l’esigenza di promuovere uno sviluppo sostenibile delle produzioni manifatturiere a maggiore valore aggiunto, rispetto alla produzione ed esportazione di materie prime, minerarie principalmente.
Spazi di mercato rispetto ai beni intermedi: impianti, macchinari per il settore agricolo ed agroalimentare, sistemi ed attrezzature per generare, trasmettere e distribuire energia elettrica; servizi ed impianti per telecomunicazioni; prodotti e servizi per trasporti autostradali, ferroviari e aerei; componentistica per mezzi di trasporto; meccanica strumentale per l’industria manifatturiera; materiali ed attrezzature per le costruzioni, lavori civili e infrastrutture civili; tecnologie per energie alternative e rinnovabili; attrezzature e impianti per la sicurezza; tecnologie per la difesa del territorio e il controllo ambientale; attrezzature per il settore minerario e tecnologie informatiche.
Opportunità sui beni di consumo, per cuoio e calzature, per il resto spazi ridotti per la concorrenza dei paesi asiatici. Si cerca di stimolare gli investimenti che portino a significativi trasferimenti di tecnologia, impiego massicio di manodopera locale e produzioni di beni destinati all’esportazione.
I settori ritenuti prioritari dal Ministero dell’Industria e del Commercio Estero (DTI): il comparto agroalimentare; chimico-farmaceutico ( 5% del PIL); automotive (6% del PIL) che offre occupazione a 300.000 lavoratori; settore trasporti; minerario; energetico e turistico (3,4% del PIL con una crescita media annua dei flussi incoming pari al 2,3%).
Nell’ambito delle Energie Rinnovabili, è stato sottoscritto nel 2011 il Green Economy Accord per la creazione di green jobs (profili con elevate skills), qualificati in Sudafrica mediante partnership e sinergie tra pubblico e privato. L’obiettivo: creare entro il 2020 trecentomila ulteriori posti di lavoro nel settore della generazione elettrica, e manifattura di prodotti atti a diminuire l’emissione di CO2, nell’agricoltura finalizzata alla produzione di bio-carburanti, nella gestione del patrimonio ambientale ed infine del turismo ecosostenibile.
Altri punti cardine: l’aumento dell’utilizzo di fonti rinnovabili nella generazione di energia, sostegno ai biocarburanti attraverso incentivi ai produttori, produzione di stufe ecologiche, spostamento di parte del traffico merci da ruota a rotaia, istituzione di programmi di finanziamento per progetti ecosostenibili ; infine incentivi e fondi per l’istruzione e la formazione di giovani per formarli professionalmente alle sfide del settore.

INVESTIMENTO DIRETTO ESTERO IN SUD AFRICA

In Sud Africa, esiste parità di trattamento per investitori locali ed esteri; questi ultimi hanno autonomia nel scegliere programmi di investimento, forma societaria da adottare, aree merceologiche (ad eccezione di sicurezza e difesa) e utilizzo di finanziamenti interni.

ASPETTI FISCALI IN SUD AFRICA

In Sud Africa, le società straniere sono tassate esclusivamente sui proventi realizzati nel Paese e sui capital gain relativi a beni immobili e asset dei propri fondi. L’imposta sul reddito delle persone giuridiche è pari al 28%. Dal 2007 la Tassa Secondaria per le Società (STC) del 10% sui dividendi netti dichiarati che, sommati al prelievo di base, determinano una tassazione effettiva del 36,89%. Le filiali o gli uffici di imprese straniere le cui operazioni avvengono in Sud Africa sono soggette a una tassazione del 33% sui profitti effettuati.

CARATTERISTICHE DEL SISTEMA GIURIDICO ED ASPETTI LEGALI IN SUD AFRICA

La Private Company, che è la forma societaria più diffusa, può essere costituita da un socio/amministratore unico, e di un rappresentante legale che deve essere residente in Sud Africa; la Subsidiary, ossia la sussidiaria di società estere, è considerata di diritto sudafricano; sono previste anche le filiali di diritto straniero e soggette a un obbligo di registrazione.

ACCORDI BILATERALI del SUD AFRICA

- Accordo sulla doppia imposizione;
- Accordo per la promozione e la protezione degli investimenti;
- Accordo per la cooperazione nei campi delle arti, della cultura, dell’educazione e dello sport;
- Accordo per la coproduzione cinematografica.

ASPETTI ASSICURATIVI IN SUD AFRICA

Condizioni di Assicurabilità SACE senza condizioni per rischio sovrano, rischio bancario, rischio privato e volturabilità polizza SACE per attività di Export o Investimento Diretto Estero nel Paese.

LINK GOVERNO SUD AFRICA

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Tanzania

LA TANZANIA – Introduzione su Africa, il continente Africano e le sue risorse; seguono Scheda Paese e Opportunità in Tanzania

Tanzania
L’Africa nel suo complesso rappresenta un’enorme bacino di risorse naturali a cui si aggiungono i vantaggi legati alla variegata meteorologia che riesce ad assicurare produzioni agricole caratteristiche dei climi temperati. Per colture come per esempio ortaggi, mais, vite si assiste a raccolti abbondanti, come abbondanti sono le varietà di frutti tipici di questi climi tropicali ed equatoriali. La posizione geografica del continente africano, completamente circondato dal mare, comporta enormi vantaggi per la comunicazione con continenti e stati.

La pratica della pesca ovunque praticabile con risultati tangibili nella totalità dei casi rappresenta una grande risorsa aggiuntiva.

Nonostante ciò il livello di sviluppo dei vari stati del continente africano sono distanti; ancora un numero ridotto di nazioni africane riesce a “dialogare” e confrontarsi con l’occidente.

Forti squilibri di carattere economico, politico, religioso, sanitario, culturale rallentano il desiderio e le concrete possibilità degli stati e degli individui di crescere. Sembrerebbe impossibile da credere eppure nazioni come la Libia, il Kenia, il Sud Africa, che possiedono tutte le potenzialità per decollare, sono in agitazione costantemente per motivazioni di carattere politico, razziale e religioso.

UN’ECCEZIONE: LA TANZANIA

Dopo aver preso in esame i paesi dell’area francofona dell’Africa (Marocco, Ghana, Guinea, Senegal) si fa la scelta di concentrare l’attenzione su un paese anglofono: la Tanzania.

DATI SINTETICI

- Popolazione in Tanzania: circa 47 milioni di persone;
- Capitale: Dodoma;
- Forma di governo: Presidenzialismo LINK SITO GOVERNO;
- Moneta: scellino tanzaniano;
- Lingue ufficiali: swahili, inglese;
- PIL prodotto interno lordo: 79,29 miliardi USD $
- PIL procapite: 1713 USD $
- Termini di copertura assicurativa SACE: con condizioni;
- La Tanzania appartiene ed è tra i paesi fondatori della WTO;
- Insieme a Kenia e Uganda, la Tanzania è membro dell’East African Community, costituita il 30/11/1999;
- Tramite “Africa Growth and Opportunity Act” la Tanzania dispone di accordi commerciali e di un trattamento preferenziale per esportare negli Stati Uniti;
- La Tanzania aderisce al “Convention Establishing the Multilateral Investment Guarantee Agency” (MIGA), inoltre membro di “International Centre for the Settlement of Investment Disputes”; la Tanzania ha anche firmato con l’Italia nel 2001 l’accordo di promozione e protezione degli investimenti esteri;

PUNTI DI FORZA DELLA TANZANIA

PRESIDENZIALISMO E CLIMA DI PACIFICA CONVIVENZA

Ex colonia Commonwealth, trova enorme giovamento dalla colonizzazione tedesca, in seguito alla prima guerra mondiale e dal dominio inglese dal 1964, a cui segue la proclamazione dell’indipendenza della Tanzania, che diventa così una Repubblica Presidenziale, con la figura carismatica di “ Padre Nyerere” che viene ancora ricordato come “L’uomo che ha dettato la via da percorrere” riuscendo a dare un esempio di fratellanza e pace, creando le condizioni per una convivenza e una buona armonia tra l’Islamismo e il Cristianesimo, le due religioni principali.

SCELTE ECONOMICHE E POLITICHE PER ATTRARRE GLI INVESTIMENTI ESTERI IN TANZANIA

Medesima impostazione hanno seguito i suoi successori, incluso il presidente in carica, a cui si può attribuire anche il grande merito di aver predisposto le condizioni politiche ed economiche per favorire ed incrementare l’ingresso nel paese di investimenti e capitali stranieri.
Tutti gli investimenti esteri nel paese sono regolamentati dal Tanzania Investment Act del 1997, mediante il Tanzania Investment Centre un’agenzia governativa che ha la funzione di coordinare e promuovere gli investimenti, fornendo assistenza alle imprese e agli investitori esteri.
Esiste anche il Certificate of Incentives, che certifica in modo ufficiale lo status di investitore in Tanzania.
Per le concessioni minerarie e petrolifere sono richieste delle autorizzazioni secondo quanto previsto dal “Mining Act” del 1998.
Il capitale minimo in equity da investire per progetti che prevedano il controllo da parte di investitori esteri al 100% è 300.000 USD $ mentre per costituire una società con socio / i di maggioranza tanzani o con controllo tanzano, il capitale minimo richiesto è di 100.000 USD $.
Ci sono differenti forme di incentivi e agevolazioni a seconda del settore e dell’impatto dell’investimento estero sull’economia locale.

QUALI SONO I VANTAGGI PER L’INVESTITORE ESTERO

- Essendo la Tanzania membra del “Multilateral Investment Guarantee Agency” e del “International Centre for Settlement of Investment Disputes” vi è completo riconoscimento della proprietà privata e tutela degli investimenti esteri; inoltre è possibile trasferire all’estero il 100% degli utili e anche del capitale in valuta;
- Attraverso l’istituzione delle ZES “Special Economic Zones”, la Tanzania dispone di agevolazioni fiscali e produttive sugli investimenti, in aree dislocate in 25 punti del Paese;
- Annullamento o fortissima riduzione dei dazi sui materiali introdotti nel paese collegati alla società costituita;
- Detrazioni del 100% delle spese legate a macchinari, impianti, edifici e strutture nell’ambito agricolo;
- Proroga del pagamento IVA su beni immobili;
- Completo rimborso DAZI sulle materie prime importate;
- Eliminazione IVA sui manufatti esportati;
- Possibile detrarre e con favorevole trattamento il deprezzamento sui beni capitali;
- Per il settore minerario, non si recupera la rivalutazione annuale investimenti in conto capitale;
- Le perdite nella gestione di una attività, possono essere detratte ai fini fiscali anche l’anno successivo per un periodo di 5 anni, per il settore minerario anche indefinitamente;
- Agevolazioni e pratiche velocizzate per quanto riguarda permessi ed autorizzazioni;
- Permesso di poter avere espatriati nella gestione aziendale;
- Altre agevolazioni secondo il settore e la tipologia di progetto.

I SETTORI TRAINANTI IN TANZANIA

L’economia della Tanzania risente fortemente della vocazione del paese verso la produzione agricola, che costituisce circa il 50 % del PIL, nonostante per via delle condizioni climatiche e della conformazione territoriale le zone coltivate sono solo il 4 % del totale.
I principali prodotti agricoli sono: tè, caffè, cotone, piretro (estratto dal crisantemo insetticida naturale), sisal, tabacco, anacardi, mais, chiodi di garofano, grano, tapioca, banane, frutta.
Anche l’allevamento di bovini e caprini, rappresenta un settore in fase di sviluppo che occupa quasi l’80% della popolazione.
La pesca di tonno e sardine per esportazione nelle acque interne costituisce un altro settore rilevante per la Tanzania.
L’ambito estrattivo nella fattispecie oro, diamanti e sale rappresenta un settore in espansione, nel paese si trovano anche modeste quantità di minerali ferrosi, carbone, tungsteno, piombo, caolino, magnesio e fosfato.

IL SETTORE MINERARIO

Vorremmo segnalare che negli ultimi 20 anni il settore minerario è stato protagonista di una forte crescita quasi esponenziale, che ha favorito l’avvento di numerose Società Multinazionali unitamente agli Small Scale Miners, ossia un tessuto di numerosi piccoli minatori che superano i 2 milioni di unità. LINK OPPORTUNITÀ PER INVESTITORI E FINANZIATORI NEL SETTORE MINING ORO E DIAMANTI

L’ISTRUZIONE

La Tanzania si è fortunatamente giovata, sin dalla colonizzazione” di Germania e Inghilterra di azioni politiche nell’ambito del welfare con una attenzione alla scolarizzazione diffusa ad ampio raggio, dunque non solo nei grandi centri urbani, ma anche presso i villaggi più isolati. Aree di scarsa scolarizzazione ancora persistono e andrebbero gradualmente eliminate.

LA RELIGIONE

Solitamente quando si parla di Medio ed Estremo Oriente ed Africa, il tema della religione rappresenta un aspetto molto delicato e spesso motivo di contrasto e meno di pacifica convivenza.
La Tanzania rappresenta un’eccezione più unica che rara, poiché sin dalla sua indipendenza nel 1964, si può definire una vera oasi in campo religioso, dove cattolici e musulmani convivono e collaborano aiutandosi reciprocamente, seguendo le indicazioni dei Presidenti succeduti nella Repubblica Unita di Tanzania.
E stranamente questo avviene anche nei piccoli villaggi dove vi sono soggetti che professano diverse religioni; anche se maggiori risorse di solito ad appannaggio dei musulmani questo non impedisce di contribuire alla costruzione di aree di culto per le diverse comunità religiose.

ALCUNI PUNTI DI DEBOLEZZA DELLA TANZANIA

LA SALUTE E I SERVIZI SANITARI

La mortalità infantile in Tanzania risente della scarsa potabilizzazione dell’acqua, la cui mancanza incide pesantemente su detta mortalità, nel caso di malattie come tifo, diarrea e malattie legate all’apparato respiratorio.

La scarsità di cibi in quantità e qualità adeguate, inclusa l’aspetto energetico legato al cibo, nonché le misure di protezione più elementari come le zanzariere (mosquito net) strumento basilare contro flagelli quale per esempio la malaria, malattia tipica del sonno, tutto questo tende, in assenza di rimedi, a rendere cronico l’innalzarsi dei dati statistici relativi alla mortalità.

Un altro allarme legato alla salute piuttosto ricorrente è quello che coinvolge i minatori locali e la contrazione di gravissime malattie, incluso il tumore per via della miscelazione a mani nude dei fanghi auriferi che contengono mercurio.

Considerando che gli ospedali sono spesso localizzati nei grossi centri abitati molto lontani, l’assistenza sanitaria è normalmente carente, e sarebbe auspicabile, che gli investimenti esteri nel tempo, possano contribuire a costruire nuove strutture per un più efficace trattamento sanitario oppure ove questo non è possibile, almeno locali nei punti principali dotati di dispensari medici e prodotti farmaceutici nonché vaccini con l’intervento di personale medico e paramedico settimanale.

L’ACQUA E LE RISORSE IDRICHE

L’acqua rappresenta per qualunque villaggio e comunità una risorsa preziosa e vitale, per la sopravvivenza e per le attività di investimento diretto estero.
E’ fondamentale pertanto intervenire creando depositi naturali stabili permanenti e azioni di potabilizzazione dell’acqua stessa, per le necessità crescenti, provvedendo alla costruzione di pozzi artesiani.
Le condizioni atmosferiche favorevoli che consentono i raccolti durante l’anno giustificano, in prossimità di laghi e/o fiumi, anche il creare adeguati sistemi di irrigazione.

L’ALIMENTAZIONE E LA DISTRIBUZIONE ALIMENTARE IN TANZANIA

Da parte dei capifamiglia in base all’esperienza degli ultimi dieci anni, mantengono una quotidiana
preoccupazione di mantenere i propri cari, nonostante l’attività professionale spesso malpagata e l’abitudine di spendere in alcolici e bibite gran parte del salario percepito.

Sarebbe auspicabile da parte di investitori stranieri elargire salari più elevati, come tuttavia le persone meritano, ed educarli ad essere più sobri verso l’alcool, rassicurandoli di poter ottenere quanto necessitano per il sostentamento della famiglia.

Creare localmente, al di fuori dei grossi centri abitati, piccoli punti vendita al dettaglio, forniti di prodotti alimentari come la farina di mais, farina di grano, il riso, il latte, gli ortaggi e bibite analcoliche, altro consentirebbe di rassicurare i percettori di reddito di poter garantire costantemente il sostentamento delle relative famiglie.

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Tanzania per investitori finanziatori concessioni miniere d’oro e diamanti

Tanzania opportunità nel settore MINING per investitori e finanziatori Internazionali; miniere d’oro, giacimenti auriferi, concessioni aurifere, diamanti

Tanzania investitori finanziatori miniere d'oro, giacimenti auriferi, concessioni aurifere, concessione aurifera

OBIETTIVO

Si cercano investitori / finanziatori internazionali per un progetto aurifero in Tanzania. Sono disponibili allegati e documenti di dettaglio relativi a Business Plan completo e analisi di fattibilità, previa sottoscrizione NDA (NON-DISCLOSURE AGREEMENT). In Tanzania, si riporta anche la disponibilità di concessioni con giacimenti di diamanti, tuttavia per questo file non sono pubblicabili informazioni e si richiede di accreditarsi come interlocutori affidabili mediante l’area CONTATTI.

LINK SCHEDA PAESE TANZANIA

LINK AI DESK DELLA RETE ESTERA IBS

PROGETTO AURIFERO IN TANZANIA

PREMESSE

La società che si intende costituire sarà registrata in Tanzania, al fine di intraprendere un progetto aurifero.

L’impianto verrà costruito nella zona coperta dalle PMLs che sarà acquistata o locata dalla costituenda società.

Le attrezzature minerarie includono:

- Impianto process. + Knelson C + Add. Ball M. + Laboratorio Chimico;
- Camion (s) con gru (10 tons) e cassone ribaltabile;
- Auto (s) 4×4 + Van per trasporto personale dipendente;
- Pale meccaniche + escavatore;
- Muletti + attrezzature + attrezzi;
- Cisterne per diesel;
- N°10 kit di meccanizzazione pozzi: martelli pneumatici, compressori, maglietti, apparecchiature per ventilazione, montacarichi, pompe per l’acqua, generatori portatili, kit di sicurezza, altro ancora;
- N°10 Cisterne deposito per acqua;
- Autocarri da miniera (20 tons);
- Generatori da 200 Kw con pannelli comando;
- Carotatrice;
- Gru capacità 15/20 t;
- Equipaggiamenti tecnici e geologici x salute, sicurezza, impatto ambientale.

Il progetto genererà reddito per i produttori e per i residenti nelle aree interessate dal progetto, rilanciando l’economia della zona creando posti di lavoro ed il rafforzarsi del commercio, legato alle attività minerarie.

I servizi tecnici, gli studi geologici, geofisici, geochimici, il rilevamento, i drillings, la pianificazione estrattiva, la gestione della sicurezza, dell’ambiente e della salute saranno gestiti esclusivamente dalla società costituenda.

L’ambiente sarà gestito in modo sostenibile mediante un piano assolutamente rispettoso della gestione ambientale e utilizzerà contrariamente alle multinazionali che usano cianuro, la lisciviazione mediante iodio, più conveniente e rispettosa dell’ambiente.

Il progetto avrà ricadute sia economiche che sociali elevate.

POSSIBILI LINEE ATTUATIVE DEL PROGETTO

Lo scopo è cogliere una opportunità di business ed investimento, le procedure e gli obiettivi per lo sviluppo del progetto riguardano 3 possibili modalità, anche abbinabili:

OPZIONE 1 – SFRUTTAMENTO “FINANZIARIO”

Lo sfruttamento finanziario dei giacimenti auriferi scelti, di proprietà, mediante studi geologici, rilevazioni satellitari ed aeree, successive prospezioni e prelievi con analisi di laboratorio dei campioni e la redazione finale di un Report of Resources a cura di Società specializzate ( S.G.S Svizzera, OMAC Irl. del Nord ecc. ) dunque emissione di appositi Certificati per investimenti finanziari. I tempi previsti per ottenere i Certificati sono circa di 10 – 12 mesi se sussiste pronta liquidità; l’impegno minimo di spesa per l’investimento è pari a 3,5 milioni di euro circa.
Oppure i Certificati possono venir inseriti in Borsa Miniere dunque posti in vendita verso potenziali investitori con elevati ritorni dell’investimento posto in essere.

OPZIONE 2 – ESTRARRE IL MINERALE

I Certificati offrono all’investitore l’opportunità in aggiunta allo sfruttamento finanziario, anche di estrarre, processare e commercializzare il materiale aurifero, mediante scassi underground e pozzi verticali dotati di kit di meccanizzazione (inclusa estrazione open pit o a cielo aperto).
Se l’investitore fosse interessato all’estrazione, il progetto prevede un ulteriore investimento minimo di 6,5 milioni di euro circa, con tempi di attuazione di circa 10 – 12 mesi nel caso di pronta liquidità.
Un impianto di processazione attraverso iodio rende nulli i rischi del sistema alternativo a cianuro, tradizionalmente utilizzato dalle grosse società che operano nel settore, che prevede la cianurazione e l’uso del mercurio che sono caratterizzati da una elevata tossicità, e provocano gravi malattie e un micidiale impatto ambientale.

OPZIONE 3 – SFRUTTARE LE CONCESSIONI GIÀ ANALIZZATE

Questa è la terza opzione che consentirebbe di sfruttare immediatamente le concessioni già “analizzate” attraverso pozzi verticali aperti e vene aurifere già scoperte, e assegnate in precedenza a minatori locali essendo possibile da parte nostra, acquistare le concessioni stesse, oppure aderire ad una partecipazione in JV Joint-Venture, in cui alla costituenda società verrà riconosciuta almeno il 90-95% del valore, visto l’investimento finanziario apportato al progetto.

Per qualunque opzione scelta, i tempi e i ritorni effettivi attesi risultano tangibili e brevi perché il prodotto viene pagato alla consegna previa verifica; la capitalizzazione del capitale investito trae giovamento da tale rapidità.

DATI AGGIUNTIVI SUL PROGETTO MINERARIO

ELASTICITÀ DELL’INVESTIMENTO

Iter procedurale che consente la possibilità di programmare sia l’investimento a se stante (studi geologici, prospezioni ecc.) con il rilascio dei Certificati e “mobilizzazione” degli stessi per gestione finanziaria; sia lo “start up” dell’escavazione, processazione e commercializzazione prodotto, ossia si può decidere di limitare l’investimento ai Certificati, oppure abbinare l’ambito minerario estrattivo.

DURATA DELL’INVESTIMENTO

Anche se il settore minerario può generare l’idea di tempi non brevi in realtà nel progetto la “capitalizzazione del tempo” prevede che per l’investimento totale è prevista una durata massima di 7 anni, tuttavia con la previsione di anticipare a 3-4 anni.
Questo sarà possibile nel concentrare al massimo gli assets realizzando incrementi di produzione e utili, da cui la riduzione dei tempi.

REDDITIVITÀ DELL’INVESTIMENTO

La redditività dell’investimento consente i risultati attesi sperati e in aggiunta di avere per oggetto la miglior commodity garantita e certa delle transazioni internazionali e mondiali.

VELOCITÀ CONSEGUIMENTO TANGIBILE UTILI

Rapida capitalizzazione degli utili, riducendo “la vacatio” tra sostenimento costi e conseguimento ricavi. Nell’attuale sistema globalizzato, questo vantaggio riduce i rischi nelle transazioni.

CONSEGUIMENTO MIGLIORI RISULTATI RISPETTO ALLE PREVISIONI

Nello Studio di Fattibilità svolto, strumento decisionale di sensibilizzazione all’investimento, assumono primaria importanza i valori di riferimento presi in considerazione, improntati sempre al principio di valutazione prudenziale per quanto attiene gli utili previsti, nel pieno rispetto della deontologia professionale consolidata, nell’operare la redazione del Business Plan.

DIVERSIFICAZIONE E RISCHIOSITÀ DELL’INVESTIMENTO

La diversificazione è prevista nell’estensione dello Studio di Fattibilità e anche come strategia “in corso d’opera”.

KNOW HOW E COMPETENZE

L’azienda italiana nostra committente offre:

- la disponibilità di diverse concessioni e di lista selezionata di concessioni aggiuntive da verificare onde acquisirne le migliori;
- know-how decennale che consentirà di rendere celere la fase burocratica presente anche in Africa accorciando di molto i tempi, per giungere velocemente ad essere operativi; start up produttivo e finanziario nel giro di pochi mesi, superando ostacoli che richiederebbero anni;
- rapporti consolidati di stima con i professionisti del settore mining: Ingegneri minerari, Geologi del Ministero e Liberi Professionisti della capitale Dar es Salaam;
- massima considerazione da parte del Geological Survey of Tanzania che rappresenta la prima Istituzione nazionale per elaborare gli Studi geologici e da parte di tutti i collaboratori Geologi, Tecnici etc.
- rapporto privilegiato con l’Ente Regionale del Ministero delle Miniere che rappresenta oltre il 90% nel settore mining nazionale con la presenza delle principali Società Multinazionali operanti nel settore (Golden Pride, Barrick, Geita, Anglogold, Kahama etc.);
- rapporto privilegiato con il personale del ministero dell’energia e delle miniere, disponibile a collaborare nel progetto, con enorme accreditamento in termini di professionalità e capacità;
- applicazione di tecnologie industriali innovative attraverso impianto di ultima generazione a iodio, che favorisce facile spostamento degli impianti all’occorrenza e attenzione all’aspetto umanitario dell’investimento, per le condizioni di salute degli operatori, e per il ritorno economico / sociale degli small scale miners (minatori dei villaggi);
- garanzia di professionalità e presenza continuativa di 10 collaboratori di massima fiducia.

ALCUNE FOTO DELL’IMPIANTO DI PROCESSAZIONE DELL’ORO TRAMITE IODIO

1. primary crusher - foto impianto di frantumazione
2. secondary crusher - foto impianto polverizzazione -  mills
3. foto polverizzazione e prima miscelazione
4. foto vasche di decantazione con agitatori
5. foto inizio del filtraggio del materiale aurifero
6. foto filtrazione finale
7. foto procedimento di osmosi inversa
8. foto collegamenti

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Cina Africa il binomio perfetto

Cina Africa il binomio perfetto

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CINA AFRICA: IL BINOMIO PERFETTO

Autrice: Elisa Mariani
Ottobre 2016

Dallo svolgimento del vertice Cina-Africa avvenuto a Pechino nel novembre 2006, che riuniva 48 delle massime autorità Africane segnando così l’inizio di una solida cooperazione, molta strada è stata compiuta, fino ad arrivare agli oltre 200 miliardi di dollari di scambi commerciali tra le parti nel 2014 e ai più recenti sviluppi nell’ambito delle infrastrutture sul suolo africano.

Le radici di tale unione e sintonia sono da ricercare innanzitutto nell’interesse da parte della Cina nei confronti delle risorse naturali africane, in primis energetiche. Dal continente africano vengono esportati nel territorio cinese soprattutto legname, diamanti, oro, cobalto, platino, uranio e petrolio.

Grazie dunque alle ricchezze del territorio, l’Africa gode di un concreto e sostanzioso supporto economico e politico da parte di una delle maggiori potenze del pianeta, che ormai da tempo investe nella costruzione di impianti idroelettrici, dighe, ferrovie, edifici pubblici, strade e telecomunicazioni nel continente africano.

Con l’ Algeria ad esempio, la Cina ha adottato un accordo che prevede l’utilizzo dell’oro nero, presente in quantità elevate nel suolo algerino, in cambio dell’edificazione di istituti scolastici, istituzionali e di altro genere, mentre 9 miliardi di dollari sono stati stanziati per la realizzazione nella Repubblica Democratica del Congo di dighe e ferrovie affidata ad imprese cinesi, in cambio del permesso per l’utilizzo delle miniere di rame e cobalto.

Recentemente, in un’intervista in occasione del Summit globale africano sugli investimenti, Sindiso Ngwenya, Segretario Generale del Mercato Comune dell’Africa orientale e Meridionale, ha ricordato l’importanza del sostegno cinese allo sviluppo infrastrutturale nell’Area Tripartita di Libero Scambio africana, che vede il coinvolgimento di 26 paesi volti a costruire un mercato unico, basato sul successo nel settore industriale e delle infrastrutture e sull’eliminazione di dazi doganali e altri ostacoli alla libera circolazione delle merci.

Inoltre Ngwenya ha sottolineato come tale sostegno da parte della Cina abbia contribuito ad accrescere notevolmente l’integrazione e il commercio tra le regioni africane, a favorire lo sviluppo in materia di energia, agricoltura e risorse umane, che rappresentano solo alcuni dei presupposti principali per il raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2063, ovvero il piano di sviluppo e trasformazione socio-economica africana per i prossimi 50 anni.

L’anno di svolta nei rapporti tra i due paesi, accomunati dall’essere entrambi in via di sviluppo, si è avuto nel 2006 dunque, quando, durante lo svolgimento del sopracitato vertice Cina-Africa, il presidente Hu Jintao, approfittando dell’inattività europea sul fronte dei rapporti con l’Africa, ha annunciato una serie di iniziative concrete a favore della prosperità e del benessere dei paesi africani da attuare entro il 2009.

Tra queste, lo stanziamento iniziale di 5 miliardi di dollari ripartiti in crediti all’esportazione e prestiti, e la creazione di un fondo di sviluppo Cina-Africa con lo scopo di incrementare gli investimenti cinesi nel continente africano. Inoltre, in tale occasione la Cina ha dato la sua disponibilità per l’eliminazione del debito ai paesi più poveri e per l’aumento del numero di merci che dall’Africa varcano le soglie della Cina senza l’ostacolo delle barriere doganali, nonché per la formazione di 15.000 persone qualificate nell’ambito dell’agricoltura, dell’istruzione e della medicina.

L’interesse nella formazione e per gli investimenti in campo agricolo da parte della Cina sono dettati dalla necessità del paese di importare materie prime dal continente africano come tabacco o cotone, ed è per questo che la Cina ha dato vita all’installazione in Africa di 48 stabilimenti agricoli all’avanguardia per dare il proprio sostegno ai produttori del luogo.

Ma tale storico accordo continua tutt’ora a dare i suoi frutti e ad essere un valido esempio per altre economie, pur essendo criticato e temuto tanto dagli Stati Uniti quanto dall’Unione Europea, entrambi potenziali alleati del continente africano, che tuttavia finora non si sono mostrati tanto competitivi e concreti quanto la Cina.

A confermare il successo di tale partnership è innanzitutto lo stanziamento, annunciato dal leader cinese Xi Jinping , di 60 miliardi di dollari atti a promuovere gli investimenti cinesi in Africa. Infatti a dicembre 2015, in occasione del Forum per la Cooperazione Cina-Africa (FOCAC) svoltosi a Johannesburg, il presidente ha dichiarato che tali fondi serviranno per la realizzazione di un piano di collaborazione tra le parti per il benessere del continente africano, tra cui 40 miliardi investiti in prestiti a interessi zero e agevolati, ed oltre 150 milioni di dollari per fornire assistenza alimentare alle popolazioni africane colpite da El Ninõ, il fenomeno atmosferico estremo che ha compromesso il raccolto in tali aree.

Inoltre, stando a quanto affermato dal presidente sudafricano Jacob Zuma, ci sarebbe la volontà da parte dell’Africa di riportare in auge, grazie anche al contributo cinese, l’estrazione mineraria che di recente ha risentito del calo della richiesta di materie prime e dei prezzi dei prodotti.

Infine, notevole è l’espansione nei mercati della compagnia telefonica cinese Huawei che gestisce in Africa un giro d’affari di oltre 3 miliardi di dollari grazie alla realizzazione della rete telefonica nazionale e di reti Internet in Zambia e Nigeria.

FONTI ARTICOLO “CINA AFRICA: IL BINOMIO PERFETTO”

- focac.org
- infoaut.org
- cooperazioneallosviluppo.esteri.it
- repubblica.it

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