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NAFTA Agreement vs Unione Europea: unioni a confronto

NAFTA e UE Agreement a confronto

NAFTA Agreement vs Unione Europea: unioni a confronto

Autore: Pierre Varasi
04/04/2015

L’Unione Europea nasce ufficialmente il 7 febbraio 1992 con il trattato di Maastricht, dopo anni di lavoro e progettazione, e con alle spalle la CEE, la Comunità Economica Europea. Le prime idee di un’unione di questo tipo possono essere fatte risalire già al 1800, ma più determinante per la sua nascita fu il Manifesto di Ventotene, scritto negli anni ’40 dagli italiani Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni.

Oggi, l’UE comprende 28 paesi membri, ed è quasi perennemente in fase di allargamento: Turchia, Macedonia, Montenegro, Serbia ed Albania hanno inoltrato la richiesta di adesione. Con una popolazione di 503 milioni di abitanti, l’Unione è la più grande area di libero scambio al mondo, con un PIL che rappresenta oltre il 20% di quello mondiale. Sebbene oggi sia attraversata da problemi economici e politici, l’Unione è una delle potenze mondiali più influenti, e divisi i suoi paesi membri non avrebbero né la stessa importanza politica né lo stesso peso economico.

È all’Unione Europea che si ispirarono Canada e Stati Uniti quando i loro presidenti decisero di firmare il trattato costitutivo del NAFTA Agreement (North American Free Trade Agreement – Accordo Americano per il libero scambio), a cui si aggiunse il 1 gennaio del 1994 il Messico. Oggi, questo accordo include 439 milioni di abitanti, e al pari dell’UE, ha il più grande PIL al mondo, con circa 17 trilioni di dollari annui. Ciò non toglie che anche il NAFTA Agreement sia sottoposto a dure critiche da più parti, e che in molti vorrebbero la sua fine, o almeno una sua modifica.

Tra le due aree molte sono le similitudini, anche relativamente alle critiche che ricevono, ma non sono poche le differenze. Ciò che forse ha avuto nel tempo maggiori conseguenze è stata la decisione di non perseguire una integrazione economica completa nell’unione tra Canada, Stati Uniti e Messico. Questo ha significato sia l’assenza di una moneta unica, ma anche una cooperazione e collaborazione limitata ad alcuni campi e settori. In particolare, in America non è stata presa in considerazione l’integrazione nel mondo del lavoro.

Al contrario, in Europa i lavoratori possono circolare liberamente, e il mercato è praticamente unico. Questa mancata integrazione ha significato sia un aumento delle migrazioni, in particolare da Messico a Stati Uniti, ma anche una sempre maggiore “fortificazione” statunitense, con più risorse dedicate alla sicurezza delle frontiere tra i due stati, risorse che sarebbero potute essere destinate altrove. L’Unione Europea ha fatto l’esatto opposto, con lo smantellamento di frontiere e confini, e inviando grandi somme di denaro sotto forma di investimenti agli stati in difficoltà al momento della loro entrata nell’Unione. Queste somme hanno aiutato negli anni ’90, per esempio, la Spagna, che per questa ragione, ha visto prima diminuire l’emigrazione, e poi aumentare l’immigrazione.

L’istituzione della NAFTA Agreement ha visto crescere l’economia nordamericana, ma questo è andato a vantaggio quasi esclusivamente degli Stati Uniti. Mentre il Messico ha dovuto seppellire il suo sistema di sussidi agricoli, gli Stati Uniti hanno potuto tenere i propri. Ancora nel 2008 la crescita economica della Polonia, entrata nell’UE nel 2004, era del 5% del PIL; mentre quella Messicana del 3%. Il centro del problema è forse proprio questo: l’assenza di investimenti che potessero far crescere il Messico, cosa che ha portato il divario tra il PIL dei membri della NAFTA Agreement a crescere.

Nel 1986 questo aveva un valore di 17.700 $, mentre nel 2004 ha raggiunto i 24.100 $. Lo stesso processo può essere descritto se tenuto conto delle ondate migratorie. In Unione Europea la migrazione interna si è attenuata fortemente, mentre nel nord America solo negli ultimi anni si è vista una diminuzione dell’immigrazione dal Messico negli Stati Uniti, fatto che però è difficilmente riconducibile agli effetti dell’area di libero scambio.

L’Unione Europea non può oggi essere vista come un successo assoluto, ma ciò non toglie che difficoltà temporanee possano essere superate, tenuto poi presente che la crisi economica del 2007 è nata proprio negli Stati Uniti, per poi diffondersi anche in Europa. Inoltre, non va dimenticato che NAFTA Agreement ed UE siano entità diverse, con storie e scopi solo parzialmente simili . Ma, anche considerando queste differenze, è naturale pensare che la NAFTA possa imparare qualcosa dall’esperienza europea, arrivando ad un’integrazione economica completa, per raggiungere e sorpassare l’economia della prima, e per risolvere i suoi problemi intestini e le sue disuguaglianze. Per quanto riguarda l’Unione Europea, si deciderà in un futuro che sembra essere vicino se procederà verso una maggiore collaborazione anche politica, diventando il primo esperimento in questo campo (come lo è stato in quello economico), o se invece retrocederà ad un livello di sola cooperazione economica.

LINK NAFTA wikipedia

FONTI:

Caution: Nafta at Work (Massey, 2008)
Advantages Disadvantages And Comparisons EU And NAFTA (lawteacher.net)
www.naftanow.org

Le foreste: una preziosa fonte di cibo a rischio

Foreste forest food cibo

LE FORESTE: UNA PREZIOSA FONTE DI CIBO A RISCHIO

Aprile 2016
Autrice: Ilaria Giunti

Secondo le più recenti ricerche del WWF, le foreste hanno un ruolo fondamentale per la nostra alimentazione e la biodiversità: infatti 1 milione di persone riescono a trarne risorse e cibo e la biodiversità viene custodita per circa l’80% dalle foreste. Le foreste hanno anche una grande rappresentazione a livello planetario: infatti il Pianeta è coperto circa al 30% da foreste sebbene da inizio millennio se ne sono persi circa 150 milioni di ettari; questo dato non deve preoccuparci, poiché, se da inizi anni Novanta al 1999 se ne sono persi soltanto 16 milioni di ettari l’anno, dal 2000 abbiamo perso soltanto 13 milioni di ettari l’anno, dunque questi dati ci riportano un calo significativo che potrebbe essere una buona nota di speranza per tutto il nostro Pianeta.

SU COSA INCIDE LA DEFORESTAZIONE ?

Alcuni dei fattori più colpiti dalla deforestazione la stabilizzazione del suolo e il suo arricchimento, la conservazione delle materie prime, un clima globale più regolato, la sicurezza in ambito salutare e alimentare.

UN PANORAMA PIU’ VARIO

Sebbene i dati riguardo alla deforestazione stiano subendo un calo, questi rimangono allarmanti. Numerosi Governi si stanno attivando per pianificare e mettere in atto diversi progetti di riforestazione soprattutto in Asia, per esempio in Cina, India e Vietnam, dove l’area forestale viene amplificata di circa 4 milioni di ettari l’anno, con dunque un incremento medio della superficie forestale di circa 2,2 milioni di ettari l’anno in tutto il continente. D’altra parte, nei Paesi del Sud America e dell’ Africa come Brasile, Tanzania, Nigeria, Birmania, Bolivia e Venezuela si sono registrati i più alti tassi di deforestazione.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

Altra storia è quella italiana, infatti dal 2005 al giorno d’oggi, secondo i dati forniti dal Ministero dell’Ambiente, abbiamo avuto un aumento della superficie forestale di 600 mila ettari. Questo aumento ha interessato soprattutto le zone del Centro e Sud Italia, tra cui Campania, Molise, Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria, Calabria e Basilicata. Nel periodo decennale 2005-2015 si è notato grazie a foto trasmesse dai satelliti un progressivo aumento della superficie forestale sebbene con un ritmo inferiore ai passati decenni.

RIFORESTAZIONE: COLLABORATORE PREZIOSO CONTRO I CAMBIAMENTI CLIMATICI

Molti Paesi stanno attuando progetti di riforestazione per lottare contro le conseguenze dei cambiamenti climatici, come desertificazione e siccità. Infatti le Foreste rivestono un ruolo chiave per la mitigazione del clima dato che riescono ad assorbire anidride carbonica e sono tra le priorità nel piano di obblighi imposti dalle politiche sull’ambiente a livello internazionale.

LA GRANDE MURAGLIA VERDE

Questo progetto, nato nel 1978, è il più grande programma di riforestazione a livello mondiale; “La Grande Muraglia Verde” ha come scopo l’arginamento delle conseguenze date dalla deforestazione feroce attuata dalla Cina negli ultimi decenni. Secondo gli ultimi dati Greenpeace, di tutte le originarie foreste cinesi, solo il 2% è rimasto intatto, oltre un quarto del territorio cinese è coperto da sabbia e la desertificazione sta continuando ad avanzare a ritmi serrati. Arginare questa desertificazione, è proprio questo l’obiettivo del progetto “La Grande Muraglia Verde”.

Questo progetto è stato definito da molti un “ecological mismatch”, cioè un errato abbinamento ecologico, dato che si sono scelti per la riforestazione degli alberi d’alto fusto e dunque, per raggiungere l’obiettivo del progetto, circa 3 anni fa la Banca Mondiale aveva concesso alla Cina un prestito da 80 milioni di dollari in modo da piantare flora al posto di alberi d’alto fusto, dato che questa scelta inizia di riforestare una foresta con alberi d’alto fusto si sta rivelando controproducente; infatti questi alberi non hanno successo nel territorio cinese che è arido.

ALTRE INFORMAZIONI

- Wikipedia: Deforestazione
- Nazioni Unite: articolo FAO
- WWF: articolo
- FAO: leggero miglioramento rispetto al passato nella gestione delle foreste