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PARTENARIATO EUROMEDITERRANEO e PEV

DAL PARTENARIATO EUROMEDITERRANEO ALLA PEV

partenariato-euromediterraneo
DAL PARTENARIATO EUROMEDITERRANEO ALLA PEV: L’UE A SOSTEGNO DEI PAESI TERZI MEDITERRANEI

Autrice: Elisa Mariani

Ottobre 2016

Nel novembre del ‘95 con la Dichiarazione di Barcellona veniva istituito il partenariato euromediterraneo, ovvero un accordo globale che ancora oggi vede il coinvolgimento dell’Unione Europea e dei paesi del Sud del Mediterraneo, al fine di garantire all’area in questione il benessere sociale, politico ed economico attraverso un dialogo e una collaborazione costruttivi tra le parti.

I paesi del Sud del mediterraneo o Paesi Terzi Mediterranei (PTM) che hanno aderito a tale accordo sono: Israele, Turchia, Libano, Siria, Malta, Marocco, Cipro, Giordania, Palestina, Algeria, Tunisia ed Egitto. L’invito è stato rivolto anche alla Libia, che attualmente ha lo status di osservatore, e alla Mauritania in quanto membri dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA) insieme a Marocco, Tunisia ed Algeria.

A livello politico gli accordi euromediterranei di associazione e il dialogo tra le parti hanno permesso di costruire una base comune per l’osservanza dello stato di diritto e dei principi democratici, delle libertà fondamentali, dei diritti dell’uomo e della lotta contro il terrorismo, nonché dell’abolizione delle armi di distruzione di massa.
In ambito socio-culturale le maggiori innovazioni apportate riguardano l’incentivazione del dialogo interreligioso, della lotta contro l’immigrazione clandestina, dell’uso dei mass media come strumento di comunicazione interculturale e dell’istruzione volta al rispetto delle differenti identità culturali .

Altro tassello importante è il partenariato economico e commerciale, che mira all’istituzione di una zona di libero scambio (ZLS) nell’area del Mediterraneo, volta all’abbattimento degli ostacoli commerciali e delle barriere doganali che impediscono la libera circolazione delle merci, lo scambio dei prodotti agricoli e dei servizi. Secondo le stime dell’Institut de la Méditerranée la ZLS apporterà un incremento del traffico marittimo pari al 16% all’incirca rispetto al trend abituale. L’ambizioso obiettivo dello sviluppo stabile e sostenibile dei PTM che l’accordo si prefigge, passa anche per il supporto da parte dell’UE alla crescita del settore privato e degli investimenti, delle nuove tecnologie , dell’economia di mercato e alla lotta contro la povertà nei paesi interessati.

Inoltre, con la dichiarazione di Barcellona l’Unione Europea si è impegnata per lo stanziamento di fondi a favore dei PTM attraverso il supporto della Banca Europea per gli investimenti.
Altre iniziative importanti sono costituite dalla promozione delle piccole e medie imprese, dalla compartecipazione delle regioni dei PTM, dall’eliminazione degli ostacoli agli investimenti esteri diretti da parte dei PTM, dalla sostenibilità ambientale e dal ruolo chiave della donna all’interno dell’economia.

Tuttavia, l’attivazione e il completamento della zona di libero scambio previsti per il 2010 hanno avuto dei rallentamenti dovuti soprattutto all’ inattività e mancanza di concretezza e attuazione dei propositi del partenariato euromediterraneo. Per ridare nuovo slancio a quanto promesso nel 1995 con la Dichiarazione di Barcellona, nel 2002 l’Unione Europea ha istituito il FEMIP, il Fondo Euro Mediterraneo di Investimento e Partenariato per finanziare progetti che coinvolgono le piccole e medie imprese e le aziende del settore turistico o delle infrastrutture nei PTM, e più in generale tutti i progetti aventi come obiettivo il progresso economico e sociale dei paesi a Sud del Mediterraneo. A seguito dell’allargamento dell’UE, nel 2004 la stessa Unione ha dato vita alla Politica Europea di Vicinato (PEV) che ha visto nel 2005 la ratifica dei Piani di Azione ad essa correlati con Israele, Palestina, Tunisia e Marocco. Nel 2007 è avvenuta la firma dei Piani di Azione con Egitto e Libano.

Inoltre, sempre a tale scopo, nel 2008 si ha avuto la creazione dell’Unione per il Mediterraneo, che tra le novità ha apportato la costituzione del Gruppo di lavoro sulla cooperazione industriale euro-mediterranea che vede la partecipazione di enti, associazioni d’impresa, organismi internazionali ed istituzioni dell’Unione Europea, con lo scopo di mettere in atto misure concrete idonee a realizzare quanto concordato ogni due anni nell’incontro tra i rappresentanti UE e i Ministri dell’Industria dei Paesi Terzi Mediterranei.

Negli ultimi anni, anche alla luce dei recenti sviluppi geopolitici dovuti in parte all’insorgere delle molteplici proteste scoppiate nei Paesi a Sud del Mediterraneo, i rapporti tra l’UE e i singoli PTM hanno subito diverse modifiche.
A partire dal 2012 sono iniziati i negoziati concernenti un possibile piano d’azione in Algeria in materia di sicurezza, misure anti- corruzione, ed energia, di cui il paese rappresenta uno dei maggiori produttori.

In Libia, dopo la fine del regime Gheddafi e la conseguente guerra civile, l’UE attraverso il supporto all’azione diplomatica svolta dalle Nazioni Unite, l’attuazione nel 2013 di una missione concernente il miglioramento nel controllo delle frontiere e la disponibilità a mettere a disposizione fondi dello Strumento di vicinato, sta dando il suo contributo nella creazione di uno Stato solido fondato sul principio di inclusione.

A beneficiare degli effetti della Primavera Araba è stato il rapporto con la Tunisia. Infatti dopo la rivoluzione dei gelsomini nel 2011, l’Unione Europea ha sostenuto economicamente e politicamente il processo di democratizzazione che ha portato ad una nuova costituzione e alla riuscita delle elezioni parlamentari e presidenziali nel 2014. A seguito di tali avvenimenti l’UE e la Tunisia hanno instaurato un partenariato privilegiato che prevede il rafforzamento della collaborazione politica ed economica tra le parti, passando per l’istituzione del partenariato per la mobilità di Marzo 2014 e per le trattive concernenti una zona di libero scambio globale avviate nel 2015.

Diversa sorte è toccata all’Egitto, che in seguito all’insorgere della rivoluzione inseribile nel quadro delle Primavere Arabe nel 2011, non ha avuto la stabilità politica necessaria effettuare i progressi auspicati dall’UE con il proprio supporto nella realizzazione delle riforme volte al benessere dell’Egitto sotto tutti i punti di vista.

Infine, il Marocco gode dal 2008 dello status avanzato nell’ambito della Politica Europea di Vicinato, volto al miglioramento della cooperazione tra le parti con un maggior sostegno da parte dell’UE nell’attuazione delle riforme di carattere politico ed economico del paese. Nel 2013 la collaborazione Ue-Marocco ha dato vita alla messa in atto del Piano di Azione PEV e al partenariato per la mobilità, ed è stata la prima nell’area del Mediterraneo ad avviare negoziati concernenti il rilascio facilitato dei visti e l’accordo di libero scambio.

FONTI ARTICOLO “DAL PARTENARIATO EUROMEDITERRANEO ALLA PEV: L’UE A SOSTEGNO DEI PAESI TERZI MEDITERRANEI” :

- europarl.europa.eu
- lenius.it
- eur-lex.europa.eu
- capitanata2020.eu
- asbl.unioncamere.net

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ECOWAS – CEDEAO e Progetto NourDign, per garantire dignità alle donne Africane

Progetto ECOWAS - CEDEAO e NourDign dignità delle donne in Africa

ECOWAS / CEDEAO e Progetto NourDign, per garantire dignità alle donne Africane

Autrice : Dott.sa Maria Luisa Spagnol
Giugno 2015

I continui sbarchi di profughi sulle coste italiane e greche pongono in maniera pressante il problema dell’immigrazione, problema al quale l’Europa non sembra essere in grado di dare una risposta adeguata: è evidente che l’unica soluzione non può essere quella di un’accoglienza incondizionata di un flusso migratorio senza regole.

Alla politica del malaffare e alle forze oscure della criminalità organizzata nella gestione della problematica è possibile rispondere con azioni più concrete ed efficaci come quelle dello sviluppo in loco. Nell’ambito dei progetti di cooperazione internazionale si distingue il Progetto NourDign, fortemente voluto dall’associazione ADA e ECOWAS gestito completamente dall‘IDA, un progetto di carattere socio-economico che mira a preservare l’indipendenza e la dignità delle donne africane non riducendo il tutto ad una semplice elemosina “lava coscienza” ma garantendo comunque anche delle opportunità per gli investitori italiani. A ECOWAS, nato da un progetto formulato nel lontano 1964 dall’allora presidente della Liberia William Tubman, aderiscono attualmente sedici stati dell’Africa occidentale.

Per garantire il successo del progetto è prima di tutto necessaria la predisposizione di una strategia articolata e complessa capace di individuare i bisogni della popolazione locale per poter migliorare la stessa qualità della vita. Successivamente l’attenzione deve essere focalizzata sul trasferimento delle conoscenze e sulla formazione dei lavoratori attraverso un’azione coordinata e una partecipazione attiva delle istituzioni locali e degli organismi attivi della società come le banche nell’erogazione del credito.

La riuscita di un progetto di cooperazione non si limita alla fornitura di uno strumento, di un bene materiale quale potrebbe essere un macchinario. La chiave del successo risiede in realtà nel trasferimento del metodo, delle conoscenze e della mentalità delle tecniche consolidate delle cooperative europee che può avvenire solo formando una classe docente locale, sempre nel rispetto dell’esperienza della storia e delle tradizioni dei popoli locali. I primi progetti pilota, in corso di realizzazione in Costa d’Avorio e Senegal, sono incentrati sul processo di trasformazione della manioca, del mango, dell’anacardio, dell’arachide e del girasole senza dimenticare lo sviluppo del settore relativo all’allevamento finalizzato alla riduzione della dipendenza di questi paesi dall’importazione di carni e derivati.

Nourdign è uno dei progetti pilota tipo che prevede la fornitura di macchinari e materiali nonché la manutenzione degli stessi e un preciso percorso di formazione, dal docente professionale al tecnico locale. La fattibilità del progetto, comunque, non può prescindere dall’analisi di mercato, dall’individuazione dei bisogni delle popolazioni locali, dalla ricerca dei partner e dalla scelta del parco fornitori. La formula ipotizzata prevede una promessa occupazionale di due / tre donne, che si alternano su turni di otto ore, per ognuna delle cinque unità produttive, garantendo così un reddito per almeno dieci / quindici famiglie.
I progetti di cooperazione come quello a cui si fa riferimento rappresentano una delle possibili risposte al problema attuale dell’immigrazione.

NOTE :
- ECOWAS in inglese – Economic Community of West African States
- CEDEAO in francese – Communauté économique des États de l’Afrique de l’Ouest

FONTI :
- http://www.ecowas.int/
- http://www.nourdign.org/invest_italian-version.html

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