Russia Unione Euroasiatica

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L’UNIONE DOGANALE EURASIATICA E IL COMMERCIO CON LA RUSSIA

Autore: Lorenzo Giusepponi
Gennaio 2018

L’Unione Doganale Eurasiatica

La Russia è attualmente proiettata verso il potenziamento dell’Unione Doganale con Bielorussia e Kazakistan, fondata nel 2010. Dal momento che l’Ucraina si sta progressivamente allontanando dalla sfera d’influenza russa, si assiste a una crescente integrazione politica ed economica tra i Paesi aderenti all’Unione e all’accrescimento della sua membership, attraverso il coinvolgimento di altri due stati: l’ Armenia e il Kirghizistan.

La promozione dell’integrazione economica tra gli Stati aderenti alla CSI (Comunità degli Stati Indipendenti) cominciò a vedersi nel 1994, quando si iniziò a parlare della costituzione della Comunità Economica Eurasiatica . L’accelerazione di questo processo, tuttavia, è avvenuta solo nel novembre 2009, quando Russia, Bielorussia e Kazakistan hanno firmato un accordo per istituire un’unione doganale caratterizzata da una tariffa esterna comune, un Codice Doganale comune, l’abolizione delle barriere non tariffarie e la ripartizione degli introiti su base proporzionale – Russia 88%, Kazakistan 7% e Bielorussia 5%.

L’Unione Doganale Eurasiatica è entrata ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2010. Due anni dopo, i tre Paesi hanno fondato lo Spazio Economico Comune, un mercato unico per la libera circolazione di beni, servizi, capitali e lavoro. Nel maggio 2014, i presidenti di Russia, Bielorussia e Kazakistan hanno firmato il trattato sull’ Unione Economica Eurasiatica, entrato in vigore il 1° gennaio 2015. Lo stesso anno si sono aggiunti anche Armenia e Kirghizistan.

Un interrogativo riguardo a tale organizzazione è se sia effettivamente possibile raggiungere un’unione economica efficace in così poco tempo, considerando quanto ne è occorso all’ Unione Europea per raggiungere lo stesso scopo. Un secondo problema è quello legato alla membership. Se l’Unione vuole davvero diventare un baluardo di mezzo tra l’Europa e la Cina, come dichiarato dal Presidente Putin, l’aumento del numero degli Stati membri è una priorità. L’economia russa, infatti, rappresenta quasi il 90% del volume economico complessivo dell’Unione, rendendo quasi simbolica la partecipazione della Bielorussia, economicamente dipendente dalla Russia, e del Kazakistan, che ha aderito per ottenere un mercato di sbocco per l’esportazione di materie prime, piuttosto che per un reale beneficio derivante dallo spazio economico comune.

Le problematiche dell’Unione Economica Eurasiatica riguardano anche i benefici economici che gli Stati membri dovrebbero ricevere dalla loro partecipazione. Nel 2011, il commercio tra gli Stati membri era cresciuto più del 34% e del 15% nel primo semestre del 2012. Questo risultato, tuttavia, è sembrato essere legato alla ripresa successiva alla crisi del 2009, quando il PIL russo era sceso di più l’8%. Già dalla seconda metà del 2012, la crescita dell’interscambio commerciale si era ridotta al 3%, dato che, secondo alcuni osservatori, presagiva la fine degli benefici prodotti dall’Unione Doganale. Tale tendenza è stata confermata nei primi sei mesi del 2013, che hanno visto una decrescita negli scambi con la Bielorussia del 5% e con il Kazakistan, una crescita di solo il 2%. Infine, un’altra difficoltà che l’Unione Doganale deve affrontare è l’ingresso dei suoi membri nell’OMC e, di conseguenza, la necessità che la normativa regionale sia conforme a quella multilaterale.

Importare in Russia

A causa di procedure complesse, l’importazione di merci in Russia è complicata. L’accesso dei prodotti occidentali nel Paese è reso difficile dalle sanzioni imposte dai Paesi occidentali in seguito alle tensioni politiche con l’Ucraina. Nel caso di dichiarazione di importazione, il dichiarante deve essere una persona fisica o giuridica russa, tranne quando si tratta di persone fisiche che importano i propri effetti personali. I soggetti non residenti possono invece rivolgersi a un broker doganale, ovvero un soggetto abilitato a prestare servizi doganali a favore di terzi.

Per l’importazione di alcuni tipi di merci (ad esempio: prodotti alimentari, medicinali, detersivi, cosmetici, profumi, elettrodomestici e componenti elettronici), è necessario possedere un certificato di conformità alla normativa russa in materia di tutela del consumatore e di sicurezza. L’ente competente è il Rosstandart. Le merci per cui è richiesta la certificazione di conformità, possono essere sdoganate solo se accompagnate dal certificato Gost-R.

La Russia, così come l’Unione Europea, utilizza il sistema di codificazione e di designazione delle merci chiamato “sistema armonizzato”. Le merci importate sono normalmente soggette a tre tipologie di tributi: il dazio, l’imposta sul valore aggiunto e, per certi prodotti, le accise. A seconda del tipo di merce, sono previsti dazi specifici, ad valorem e misti. La tariffa russa è articolata in quattro sezioni a seconda dei Paesi, ai Paesi europei viene applicata la tariffa base.

Il certificato Gost-R

La normativa russa è diversa da quella europea e prevede che la maggioranza dei prodotti disponga di una certificazione diretta a verificare la loro conformità agli standard russi. Il Gost è un sistema introdotto ai fini della tutela della salute pubblica e della qualità dei prodotti sul mercato russo. Può essere rilasciato da un organismo russo o da uno estero, purché sia stato autorizzato dal Rosstandart. Gran parte dei prodotti, per poter essere sdoganati e commercializzati in Russia, devono avere questa certificazione.

Scambi commerciali Italia – Russia

Nonostante vi siano operatori italiani in gran parte delle regioni russe, la maggioranza risiede a Mosca e a San Pietroburgo. Il commercio tra Italia e Russia sta ancora scontando gli effetti della crisi economica e finanziaria che ha colpito il Paese nel 2014-2015, nonché quelli delle sanzioni europee. Nel 2016 l’interscambio ammontava a €17,4 miliardi, in confronto agli oltre 21 miliardi del 2015. Le importazioni italiane hanno subito il rallentamento maggiore, pari al 46%. L’area dei combustibili, che rappresenta un’importante quota degli acquisti italiani (65%), ha confermato la diminuzione degli anni precedenti. Nel 2016, ha subito un’ulteriore riduzione del 31,2% rispetto all’anno prima. Tuttavia, nonostante la quantità delle importazioni sia calata, questo andamento deriva anche da un calo del prezzo degli idrocarburi.

Le esportazioni italiane, che avevano subito una forte riduzione nel 2015 ( -25,3 % ), nel 2016 sono scese ulteriormente del 5%. Il calo delle vendite ha riguardato molteplici settori commerciali; il settore dei macchinari, che rappresenta il 26% delle importazioni russe, ha avuto una perdita del 21%. Al contrario, nel 2016 hanno visto una leggera ripresa le vendite di prodotti alimentari ( + 4,1% ), dell’abbigliamento ( + 6,2 % ), dei prodotti chimici ( + 9 % ), farmaceutici ( + 3,2 % ) e degli articoli in gomma e in plastica ( + 12 % ).

L’Italia è attualmente al sesto principale esportare verso la Russia, e lo stesso vale per le importazioni. A livello europeo, invece è il secondo, preceduta solo dalla Germania. Le prospettive dell’export italiano in Russia stanno migliorando, ma appare piuttosto difficile un ritorno ai livelli di vendita precedenti la crisi. I settori dove è consigliato investire sono: energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, prodotti farmaceutici, sanità, mezzi di trasporto e prodotti alimentari.

Russia Export italiano verso la Russia - settori merceologici

Fonti:

- Agenzia ICE – ITA ( Italian Trade Agency )
- www.ubibanca.com
- www.informercatiesteri.it

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